Corriere della Sera

«Gli investitor­i temono mosse elettorali»

- Fabrizio Massaro

Imercati temono una manovra elettorale e la perdita di credibilit­à dell’esecutivo dopo che il ministro dell’economia, Giovanni Tria, ha accettato un deficit del 2,4%. La vede così Antonio Pace, 42 anni, ex Credit Suisse, fondatore e gestore del fondo hedge Morgan Stanley Investcorp Geo-risk Macro Fund.

Perché il calo? Sono “solo” 10 miliardi in più...

«Il mercato ha girato in modo violento perché il deficit è oltre il consenso che era attorno al 2%. E poi perché non abbiamo i dettagli. Si sa che il deficit, in Paesi con poco debito, in un tempo ragionevol­e porta la crescita. Ma in un Paese ad alta leva come l’italia, ha effetti espansivi

L’effetto deficit Se lo spread sale le banche prestano meno: il Pil rallenterà e il deficit salirà

sul Pil in un arco di più anni. Il mercato si chiede: sarà qui il governo fra tre anni? E si risponde di no. La conclusion­e di molti è quindi che il deficit è fatto non per la crescita ma per i voti. Ciò è un problema serio per i mercati: un conto è il deficit per gli investimen­ti, come tagliare le tasse ai settori produttivi, un altro è per aumentare la spesa, per esempio per pensioni e reddito di cittadinan­za. Ma ad aprile si vota per la Ue».

Lo spread però non si è mosso così tanto...

«Nel 2011 siamo arrivati a 500 punti salendo prima a 200, poi a 300. Attenti a credere che sia finita qui».

Conte dice che quando vedremo i numeri, lo spread scenderà.

«Giovedì l’asta dei Btp è andata molto bene per domanda e rendimenti. Ma chi ha comprato a 290, con lo spread a 325 dopo un solo giorno perde già milioni. Ma il 2,4% non è la causa del calo. I gestori attivi guardano già ai suoi effetti: le tensioni sul debito si riversano sulle banche; se queste non prestano soldi, non ci sono investimen­ti, le persone non spendono e il pil ristagna. E allora quel 2,4% può diventare 2,8%-3-3,2% e potrebbero arrivare le sanzioni Ue, minacciate oggi senza fondamento».

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