«Gli investitori temono mosse elettorali»
Imercati temono una manovra elettorale e la perdita di credibilità dell’esecutivo dopo che il ministro dell’economia, Giovanni Tria, ha accettato un deficit del 2,4%. La vede così Antonio Pace, 42 anni, ex Credit Suisse, fondatore e gestore del fondo hedge Morgan Stanley Investcorp Geo-risk Macro Fund.
Perché il calo? Sono “solo” 10 miliardi in più...
«Il mercato ha girato in modo violento perché il deficit è oltre il consenso che era attorno al 2%. E poi perché non abbiamo i dettagli. Si sa che il deficit, in Paesi con poco debito, in un tempo ragionevole porta la crescita. Ma in un Paese ad alta leva come l’italia, ha effetti espansivi
L’effetto deficit Se lo spread sale le banche prestano meno: il Pil rallenterà e il deficit salirà
sul Pil in un arco di più anni. Il mercato si chiede: sarà qui il governo fra tre anni? E si risponde di no. La conclusione di molti è quindi che il deficit è fatto non per la crescita ma per i voti. Ciò è un problema serio per i mercati: un conto è il deficit per gli investimenti, come tagliare le tasse ai settori produttivi, un altro è per aumentare la spesa, per esempio per pensioni e reddito di cittadinanza. Ma ad aprile si vota per la Ue».
Lo spread però non si è mosso così tanto...
«Nel 2011 siamo arrivati a 500 punti salendo prima a 200, poi a 300. Attenti a credere che sia finita qui».
Conte dice che quando vedremo i numeri, lo spread scenderà.
«Giovedì l’asta dei Btp è andata molto bene per domanda e rendimenti. Ma chi ha comprato a 290, con lo spread a 325 dopo un solo giorno perde già milioni. Ma il 2,4% non è la causa del calo. I gestori attivi guardano già ai suoi effetti: le tensioni sul debito si riversano sulle banche; se queste non prestano soldi, non ci sono investimenti, le persone non spendono e il pil ristagna. E allora quel 2,4% può diventare 2,8%-3-3,2% e potrebbero arrivare le sanzioni Ue, minacciate oggi senza fondamento».