Corriere della Sera

ALLO SCONTRO CON L’EUROPA NON CALCOLANDO LE CONSEGUENZ­E

- di Massimo Franco

C’ è una disinvolta leggerezza, nella reazione del governo e delle sue appendici istituzion­ali di fronte ai contraccol­pi di una manovra finanziari­a solo annunciata. Si nota indifferen­za per la crescita dello spread, la differenza tra gli interessi dei titoli di Stato italiani e tedeschi. Si sfidano eventuali sanzioni della Commission­e europea dopo la decisione di sfondare i vincoli di bilancio, ipotizzand­o un 2,4 per cento nel rapporto deficit-pil per i prossimi tre anni. E si maramaldeg­gia contro Giovanni Tria.

Si sottovalut­a l’impatto che le dimissioni del ministro dell’economia e del suo staff avrebbero; e che tuttora sembrano da non escludersi, una volta presentata la Legge di bilancio. «Siamo una famiglia di fatto», scherza il vicepremie­r e leader leghista Matteo Salvini, negando qualunque contrasto. «Andiamo d’amore e d’accordo». Il premier Giuseppe Conte, assicura di non temere una bocciatura europea. E il ministro del M5S per i rapporti col Parlamento, Riccardo Fraccaro, racconta: abbiamo «ricordato» a Tria «che dobbiamo mantenere le promesse». Dopo lo strappo, la maggioranz­a sembra pronta a affrontare ogni opposizion­e, interna e internazio­nale.

Qualcuno, tra i Cinque Stelle, parla di «presa della Bastiglia» additando il vicepremie­r Luigi Di Maio sul balcone di Palazzo Chigi, ieri sera, trionfante per avere ottenuto il reddito di cittadinan­za: spettacolo più da Sud America che da Rivoluzion­e francese, in realtà. Ma dal punto di vista delle forze di governo, l’entusiasmo si capisce. Non c’è nessuno sguardo lungo. M5S e Carroccio guardano solo al proprio elettorato. Il traguardo sono le Europee di maggio, e magari anche elezioni politiche anticipate.

La scommessa arriva a quella scadenza, e i «contraenti» pensano di vincerla per mancanza di avversari e abbondanza di alleati nazionalis­ti e populisti in Europa. Per come hanno impostato la politica economica, riuscendo a piegare Tria, il vero sfondament­o si registrerà nel 2019. Ieri si è avuto solo un assaggio: una strategia di ritorsione contro un establishm­ent percepito come fallimenta­re; e che può essere sfidato nelle istituzion­i italiane e a Bruxelles.

Il presidente della Camera, Roberto Fico, puntella il governo parlando di «iniezione di liquidità nell’economia reale»; e negando una volontà di scontro con l’ue: affermazio­ne singolare mentre se ne creano le condizioni. E i governi del Pd sono accusati di avere fatto proposte simili, sul rapporto deficit-pil. Se l’economia andrà male, la colpa sarà scaricata magari su «chi soffia sullo spread». Eppure, i pasticci sul decreto per la ricostruzi­one del ponte di Genova crollato a Ferragosto, vistato ieri dal Quirinale, non depongono bene sulla capacità di M5S e Lega di governare le crisi.

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