«Si fa assistenzialismo trascurando le imprese»
PADOVA Chioma leonina, eloquio irriverente. E idee chiare. Massimo Finco, oltre a guidare Assindustria Venetocentro, seconda realtà territoriale di Confindustria con 3.600 imprese sparse fra Padova e Treviso, è un imprenditore veneto che si sente tradito dal governo a trazione legastellata. Era stato proprio lui, a luglio, a dar fuoco alle polveri sul Decreto Dignità, con gli imprenditori nordestini sulle barricate contro il referente politico di sempre, il Carroccio. Un incontro con i suoi imprenditori a Treviso si era trasformato in un pesante j’accuse contro quella Lega che «abbiamo sempre votato e che ci vende a Di Maio in cambio di un barcone di migranti in meno». L’industriale, che si era presentato alla platea come uno che «vende gabbie per galline in giro per il mondo», è al timone di un piccolo impero, le Officine Facco & C. di Campo San Martino, nel padovano, 200 milioni di fatturato e crescita a due cifre da un lustro. Per il 95% lavora all’estero, tanto che i 900 dipendenti sono di 27 nazionalità diverse. Lui non disdegna qualche inciso in dialetto veneto ma all’estero si occupa di «poultry equipment», gabbie per galline e annessi.
Che pensa del Def che ha visto la luce in queste ore?
«Sono appena tornato da Giappone e Cina. E domani riparto per le Filippine. Allora, si metta nei miei panni. Poche ore fa percorrevo la Cina su un treno che viaggia a 300 km all’ora mentre stavo sdraiato in un letto in prima classe. Pensavo all’odissea della nostra Tav con un certo sconforto. Poi arrivo in Italia e vedo il Def. È scontato dire che sono preoccupato?».
Cosa la preoccupa maggiormente?
«Abbiamo un disperato bisogno di un contesto adeguato alle sfide del mercato globale. Ciò che hanno fatto Salvini e Di Maio va nel senso opposto».
Cioè?
«Leggo che si tratta di un provvedimento “per il popolo”. Se al popolo si chiede se ha piacere di andare in pensione in anticipo, se gradisce un reddito di cittadinanza, è lapalissiano che la risposta sia sì ma se chiediamo alle imprese…».
Le imprese…
«Così si fa assistenzialismo e non si crea valore. Aiutiamo le “Partite Iva” fino a 100 mila euro? Benone, ma non basta. Poi, per carità, attendiamo ottobre e i testi della manovra».
Lo sforamento del deficit?
«Sono un imprenditore e so rischiare. Mi va bene che il Paese decida di indebitarsi, ma a patto che poi quei soldi li investa per creare valore. Un buon padre di famiglia si indebita per cambiare il trattore, non per passare a tavola da polenta e aringhe a cibi di lusso. E nel frattempo dimentichiamo che il mondo corre e corre veloce».