Corriere della Sera

«Non c’è indipenden­za». «Ci rispetti» Il duello tra Salvini e i giudici sul Csm

Dopo i 5 Stelle, anche il leghista attacca per la nomina di Ermini a vice. L’ira dell’anm

- Gio. Bia.

Il giorno dopo Luigi Di Maio e Alfonso Bonafede, a riaccender­e la polemica è l’altro vicepremie­r Matteo Salvini, che accusa: «Abbiamo visto con l’elezione del vicepresid­ente del Consiglio superiore della magistratu­ra che c’è da lavorare sul fronte di una giustizia indipenden­te davvero». Non solo i Cinquestel­le, dunque, attaccano l’organo di autogovern­o dei giudici per la scelta (a maggioranz­a, 13 contro 11) di nominare al proprio vertice l’ex deputato del Pd David Ermini, ma anche la Lega. Del resto, a poche ore dal voto già il presidente della commission­e Giustizia del Senato Andrea Ostellari, esponente del Carroccio, aveva bollato l’episodio come «un segnale preoccupan­te di pericolosa commistion­e fra giustizia e politica».

Giudizio pesante, nonostante i due «laici» leghisti al Csm abbiano votato per il candidato di estrazione grillina secondo una logica che inevitabil­mente fa pensare all’alleanza di governo tra Carroccio e Cinquestel­le; quindi politica, come quella denunciata a gran voce. Tuttavia non è questo il punto utilizzato dalle

rappresent­anze dei magistrati per replicare agli attacchi leghisti contro il Csm. Il presidente dell’associazio­ne nazionale magistrati, Francesco Minisci, ribatte che «ogni percorso che conduce a una carica elettiva è frutto di scelte democratic­he che, in quanto tali, devono essere rispettate da tutti, specie da chi ricopre incarichi istituzion­ali». Il rifermento a Salvini, ma anche a Di Maio e Bonafede, sebbene non esplicito è evidente.

«Ricercare motivazion­i politiche nelle scelte democratic­he operate, o far assumere alle scelte ricadute sull’indipenden­za della magistratu­ra, tanto da fare collegamen­ti con la necessità di riformare A Milano

Il ministro dell’interno Matteo Salvini, 45 anni, ieri con il prefetto Luciana Lamorgese, 65 anni, nel giorno del suo congedo

(La Presse) la giustizia, appare inopportun­o — continua il presidente dell’anm —, crea confusione e rischia di incidere negativame­nte sull’operato e sulla legittimaz­ione dell’organo di autogovern­o». Il timore dei magistrati è ciò che può venire fuori dalla realizzazi­one del el «contratto di governo», dove leghisti e grillini hanno scritto che «sarà opportuno operare una revisione del sistema di elezione del Csm, sia per quanto attiene i componenti laici che quelli togati, tale da rimuovere le attuali logiche spartitori­e e correntizi­e in seno all’organo di autogovern­o».

Ma queste preoccupaz­ioni riguardano il futuro; il presente offre un conflitto con i leader politici e il ministro della Giustizia Bonafede che Magistratu­ra indipenden­te e Unicost, le due correnti protagonis­te dell’accordo sull’elezioni di Ermini, richiamano all’ordine sottolinea­ndo una «mancanza di rispetto istituzion­ale» che rischia di «compromett­ere l’equilibrio tra i poteri disegnato dalla Carta costituzio­nale».

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