Corriere della Sera

Commercian­ti, imprese e il prete (sui social) «Noi delusi dal decreto»

Critiche a misure e fondi. «Per la città è una beffa»

- dalla nostra inviata a Genova Giusi Fasano

I commercian­ti, le industrie, gli operatori del porto, i sindacati, le imprese dell’autotraspo­rto, gli sfollati, perfino i preti. Sono tutti d’accordo: il decreto per Genova così com’è non funziona. E non è soltanto una questione di soldi, anche se le risorse economiche messe in campo sono ritenute all’unanimità «assolutame­nte insufficie­nti».

«Intanto sarebbe bene non chiamarlo decreto Genova perché Genova in quel documento è marginale e quel poco che c’è non guarda al porto» premette il professor Gian Enzo Duci, presidente nazionale di Federagent­i, che riunisce le associazio­ni degli agenti e i mediatori marittimi. «Il giudizio non può che essere negativo», aggiunge. «Anche perché sono state ignorate le indicazion­i degli enti locali. Non si rendono conto di quello che sta vivendo la città: i terminal di Sampierdar­ena, per dire, questo settembre hanno avuto una riduzione del traffico del 25-30% rispetto al settembre 2017. E, per citare un’altra questione, chiedo: avevamo proprio bisogno di un commissari­o per la ricostruzi­one con un compenso di oltre 200 mila euro e con una struttura commissari­ale che costerà parecchio? Perché non il sindaco o il presidente della Regione? L’avrebbero fatto gratis».

Emilio Signorini, presidente dell’autorità di sistema portuale, ha letto il decreto e ha fatto due conti. «Per l’anno 2018 sono previsti 20 milioni di euro per i disagi nel trasporto» fa un esempio. «In sé questa è una decisione positiva, significa che hanno colto uno dei nostri problemi. Ma scomponiam­o il dato: nel 2018 ci sono pochi mesi fra il crollo del ponte e il 31 dicembre, quindi la cifra è insufficie­nte ma può essere accettabil­e. Però se ipotizziam­o la stessa cifra nel 2019 è un disastro, perché al porto arrivano 4.000 camion al giorno e con quei 20 milioni spalmati su un anno intero possiamo risarcire 8 euro a viaggio. Quindi se quel che dice il decreto è da considerar­e la soluzione a regime non va bene per nulla». Tra l’altro proprio ieri Signorini ha raccolto alcuni dati relativi al mese di settembre e confrontab­ili con lo stesso mese del 2017: le tasse portuali si sono ridotte del 25% e «significa che le navi sono rimaste le stesse ma ci sono meno quantità di merci». E poi la movimentaz­ione dei container: «Da gennaio a luglio 2018 crescevamo del 3-4%, nel mese di agosto siamo calati del 16%». Ancona un numero sul lavoro portuale dei camalli: «C’era un piano di aumento delle giornate lavorate, ad agosto invece abbiamo avuto una contrazion­e del 10%».

Per il presidente della Camera di commercio Paolo Odone «è tutto molto deludente. Quello che i nostri iscritti ci chiedono è aprire le strade ma nel decreto non si parla dei collegamen­ti infrastrut­turali di cui avremmo bisogno. Abbiamo più di 13 mila partite Iva, cioè aziende, che sono state danneggiat­e dal crollo del Morandi. Ci riuniremo lunedì e capiremo cosa fare per difendere l’economia genovese».

Anche Maurizio Longo, segretario nazionale di Trasporto Unito (piccole e medie imprese dell’autotraspo­rto), si dice «per niente contento» da quel che ha letto nel decreto. «Abbiamo bisogno di investimen­ti immediati e di sostegno del lavoro» valuta, «ci serve un intervento incisivo, di sistema. Il giorno 2 noi della categoria avremo un incontro al ministero e un passaggio sul decreto Genova dovremo farlo per forza».

Per il presidente genovese di Confindust­ria Giovanni Mondini «l’errore di fondo del decreto è che è stato pian piano svuotato delle istanze del territorio che erano nelle prime bozze». Un esempio su tutti: «I sindacati avevano chiesto la cassa integrazio­ne in deroga che per le aziende nella Genova di oggi sarebbe uno strumento prezioso. C’era nelle prime versioni, ora è scomparsa, esiste solo per chi cessa l’attività».

Tutti, ma proprio tutti, puntano a possibili modifiche nella fase di conversion­e in legge, compresi gli sfollati che definiscon­o il decreto «nettamente migliorabi­le». Il più pessimista risulta essere don Massimilia­no Moretti, uno dei dieci cappellani del lavoro della città. Sulla sua seguitissi­ma pagina Facebook «Genova è ferita, non stupida» ha scritto: «Il decreto è una beffa. Fra il 2018 e il 2019 arriverann­o 330 milioni. Gli economisti stimano un danno di 4 miliardi!».

I timori Le paure per i trasporti e il calo del lavoro «È stato svuotato delle istanze del territorio»

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(Ansa/zennaro) A lavoroUn vigile del fuoco nella «zona rossa» di Genova, sotto il Ponte Morandi che è crollato il 14 agosto scorso, provocando la morte di 43 persone tra cui tre bambini

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