Delitto Mollicone, la conferma dei Ris «Uccisa nella caserma dei carabinieri»
Dopo 17 anni la svolta. Sul cadavere tracce di legno della porta della stazione dell’arma
Una porta e una caldaia alleati degli investigatori. Un abbinamento finora inedito di frammenti di legno e vernice che riscrive il delitto di Serena Mollicone. Elementi di prova anche impensabili quando il cadavere della ragazza fu rinvenuto 17 anni fa in una campagna della Ciociaria, legati oggi tra loro nell’avviso di conclusione indagini che la Procura di Cassino depositerà entro metà ottobre. «Con un margine di errore ormai infinitesimale — si sbilancia un inquirente — possiamo dire che l’omicidio avvenne all’interno della caserma dei carabinieri di Arce».
La prima aggressione
All’esito dell’ultima perizia affidata al Ris trova così ulteriore sostanza l’iscrizione come indagati per omicidio volontario e occultamento di cadavere dell’ex comandante Franco Mottola, della moglie Anna e del figlio Marco. E con loro quella dell’ex vice comandante della stazione, il luogotenente Vincenzo Quatrale accusato di concorso morale nell’omicidio e istigazione al suicidio del brigadiere Santino Tuzi che aveva registrato l’ingresso della 18enne in caserma. Infine, l’appuntato Francesco Suprano indagato per favoreggiamento.
Il capo della studentessa fu Clarinettista Serena Mollicone studentessa e appassionata di musica (suonava nella banda del paese) uscì di casa, ad Arce, nel Frusinate, per andare in ospedale per una visita. Era la mattina del 1° giugno 2001 e la ragazza aveva 18 anni. Il cadavere fu trovato due giorni dopo in un campo. Era legato mani e piedi e incappucciato. La bocca chiusa col nastro adesivo sbattuto contro una porta in legno, è la ricostruzione del pm Beatrice Siravo. Un urto così violento da lasciare su di lei tracce forse decisive. Un anno fa una prima perizia scrisse che la porta, rinvenuta e sequestrata in un sottoscala della palazzina, ha ancora ben evidenti segni che per forma e dimensioni sono compatibili