La lezione (di stile) delle atlete
Le sfilate di Parigi Miyake lavora con un tessuto che prende forma toccandolo, Cleopatra icona Anni Ottanta di Balmain Virgil Abloh per Off White disegna una collezione che è un inno all’abbigliamento sportivo
Sfilano le vere divine di oggi. Corpi statuari, possenti, che solcano la passerella aggredendola come sono abituate a fare sul tartan delle piste. Hanno vinto medaglie olimpiche, stabilito record, perché non dovrebbero meritarsi tacchi vertiginosi e abiti da gran gala della moda? Nel garage trasformato in un track & field, campo di gara, questo il titolo dello show, attirano più loro — le Katarina Thompson e English Gardner, Cecilia Yeung, Dina Asher Smith — che le sorelle Gigi e Bella Hadid o Kendall Jenner, tornata esilissima. Virgil Abloh con Off White è li lì per scrivere un nuovo capitolo di questa storia di successo: una linea «atletica» per professionisti.
La collaborazione con Serena Williams per disegnare con lei e Nike la gonnella del rientro (polemico certo, ma questa è un’altra storia) agli Us Open è stata illuminante. Da una parte la sfida a continuare a vestire i prof dello sport (le tute intere da performance erano spettacolari sulle campionesse) dall’altra la traduzione di quella visione sul quotidiano e oltre come l’abito da sposa fatto con una grande gonna bianca di sangallo tecnico, la t-shirt anatomica e stretch, le sneaker alte in strap e neoprene. E poi il top fatto di calze Nike, i leggings e i ciclisti indossati sotto le sottane a balze o gli abiti scivolati, o i blazer avvitati; le canotta olimpioniche con gli chiffon drappeggiati; il tulle con la lycra; i top e i tubini performanti. Non ci sono sottotitoli al messaggio di questo architetto e ingegnere e stilista: il mondo va in quella direzione, perché voltarsi dall’altra parte? Interpretare ha un senso tanto quanto creare. E non sempre inventare è necessario. Da Loewe Jonathan Andersson si impegna persino troppo nell’espressione creativa. Sono tanti gli spunti e i racconti che snocciola nello show: frange di pelle che brutalizzano il raso, borse di paglia che sdrammatizzano le sete, super bisacce all’uncinetto umanizzano trench austeri, i pantaloni ampi e corti svolazzano sotto bluse fluide.
Abiti come tele, come materia da plasmare con le mani. Da Issey Miyake il senso è letterale. Yoshiyuki Miyamae mette a punto un tessuto che prende forma toccandolo: fiocchi e drappeggi e movimento secondo l’umore. Poi con tele imbrattante di colore crea piccole tuniche romantiche. Rinascimento negli jacquard e poi l’antica Grecia nelle stampe e poi il mediterraneo nell’attitudine rilassata da Cedric Charlier che concentra la sua visione in una sfilata concentrata e efficace fatta di pezzi ben scelti. Anni Ottanta duri e puri da Isabel Marant che trasforma la passerella in un autentica discoteca popolata da ragazze vestite di pelle argento, stivaloni e giubbotti e tante tute. Stessi anni di riferimento per Balmain: spalle a punta, plexiglass, cristalli e musica a palla. Con un’icona di riferimento, very Ottanta: Cleopatra e il suo antico Egitto. Veramente un bel lavoro di immagine e comunicazione.