Connessi, sicuri e con il mare dentro
I nuovi superyacht puntano sul contatto diretto con la natura. E cresce la coscienza ambientalista
Il mare dentro. È questo oggi il punto fermo di tutte le nuove imbarcazioni, e soprattutto di quelle dalle dimensioni maggiori, come si è visto al Monaco Yacht Show, la più importante esposizione al mondo di superyacht ancora in corso a Montecarlo. Fine del concetto di villa galleggiante, tanto ricercata quanto distante dall’acqua, ma, a prescindere dal design degli interni, quello che conta oggi è la connessione assoluta con il mare. Flying Dagger di Rossinavi, 50 metri, ne è l’emblema: non solo finestrature a tutt’altezza e aperture totali che garantiscono la continuità interno-esterno, ma anche un gioco raffinato di superfici specchiate e dettagli in acciaio lucido capaci di introdurre letteralmente il mare in ogni ambiente.
Ma c’è di più, come spiegano i progettisti degli interni Claudio Lazzarini e Carl Pickering: «Questa continuità è accentuata dall’architettura: a porte aperte, dal salone la prospettiva si allarga fino ad arrivare alla cabina armatoriale. Sottolineata delle zone specchiate inserite anche sui soffitti, che eliminano qualsiasi effetto di oppressione». Nelle cabine, balconi integrati nello scafo diventano delle zone private affacciate sull’acqua mentre, quando si dorme, il rivestimento in carta da parati dipinta effetto nuvolato porta all’interno i riflessi del cielo. Insomma, l’immersione negli elementi è assoluta. Tra soffitti vetrati da cui filtrano i bagliori della piscina sovrastante (nel nuovo 52 Steel di Sanlorenzo) e portelloni basculanti che collegano in un attimo il salone all’esterno (a bordo del Custom Line 120), lo scambio virtuoso tra dentro e fuori non è più una tendenza, ma un concetto consul solidato. Quali sono invece i trend per il futuro?
Da una ricerca commissionata da Rossinavi alla International University del Principato di Monaco, i nuovi acquirentitipo di grandi barche, confermato il valore (acquisito) del contatto con il mare, negli interni chiedono versatilità degli spazi, ovvero ambienti modificabili con arredi a doppio uso e componibili. Con, in più, l’accesso a tutte quelle tecnologie a cui siamo abituati a terra: «L’home cinema, con la possibilità di trasformare in schermo anche speciali vetrate, e la domotica, vista oggi soprattutto come architettura della luce. Ultima novità, i dispositivi per il suono effetto immersivo», dice Maurizio Minossi di Videoworks, marchio progettista di sistemi high-tech per yacht, «ma la prima richiesta rimane per connessioni perfette come a casa (stiamo lavorando già 5G) e i sistemi di sicurezza anti intrusione. Anche per le reti dati». Il contraltare all’esigenza di tecnologia spinta è la coscienza sempre più «eco», ovvero imbarcazioni efficienti, per lunghe navigazioni con bassi consumi. Se da una parte piace sempre l’idea dello yacht con pannelli solari, in grado di garantire il fabbisogno per un’intera giornata in navigazione (come il nuovo Arcadia A105), l’imbarcazione del futuro sarà l’explorer. «È lo yacht più ecologico: efficiente, è dotato dei più evoluti sistemi di riciclo, garantisce massima sicurezza in tutti i tipi di mari, ha ampie zone esterne convertibili anche in base alla stagione», spiega Philippe Briand, il designer inventore di questa tipologia, dall’estetica simile a una nave da lavoro, ma così spaziosa da permettere qualsiasi layout interno.
Già, la personalizzazione, tema che rimane al primo posto nei desideri. «Certo, noi architetti abbiamo la nostra visione ma dobbiamo metterla al servizio dell’armatore», dice Tommaso Spadolini, tra i più importanti designer nautici, mentre svela Freedom, la (segretissima) nuova imbarcazione di Roberto Cavalli, mostrando come sia possibile realizzare con coerenza ed eleganza persino un progetto estremo come questo, dove convivono motivi animalier, colori delicati e maxifoto.
Come dire, uno yacht rimane sempre un grande giocattolo: al designer il compito di vestirlo di intelligenza e bellezza.