Astaldi chiede il concordato Crolla in Borsa
Il salvataggio non è riuscito. L’offerta vincolante per vendere il terzo ponte del Bosforo, che avrebbe garantito la continuità aziendale ad Astaldi, è ancora in alto mare e ieri il consiglio del gruppo di costruzioni ha deciso di presentare al Tribunale di Roma la domanda di concordato preventivo «con riserva», prodromica al deposito di una proposta di concordato preventivo in continuità aziendale. La notizia, complice anche la difficile giornata di Piazza Affari, ha provocato un crollo del titolo in Borsa: -29%.
È l’epilogo di una crisi iniziata l’anno scorso con il default del Venezuela, su cui Astaldi era esposta per oltre 400 milioni, che si è acutizzata con la crisi in Turchia. Dal Venezuela il gruppo è uscito mentre per arginare la crisi turca, e trovare nuova finanza Paolo Astaldi, necessaria a risanare i 58 anni, conti, ha messo in vendita la presidente del concessione per il terzo ponte gruppo Astaldi sul Bosforo. Ma le trattative, a
causa «delle vicende politiche ed economico finanziarie che stanno interessando la Turchia», ha spiegato il gruppo romano di costruzioni, si stanno allungando e questo «ha imposto di adeguare il complessivo piano di rafforzamento patrimoniale e finanziario presentato al mercato». L’ottenimento di una offerta vincolante era una delle condizioni per la formazione del consorzio di garanzia per l’aumento di capitale da 300 milioni già deliberato.
La domanda di concordato con riserva dovrebbe permettere alla società di continuare a operare «in regime di continuità aziendale», onorando i contratti pubblici già vinti e continuando a partecipare a nuove gare. Astaldi ha già nominato degli advisor per procedere a un nuovo piano da sottoporre al vaglio del Tribunale di Roma e dei creditori.