Corriere della Sera

La bellezza, che maledizion­e

Amore e morte quanto basta: Sveva Casati Modignani colpisce ancora

- Di Roberta Scorranese rscorranes­e@corriere.it

Gli ottant’anni compiuti da poco (il 13 luglio scorso) non hanno scalfito, anzi, hanno affinato la maestria di Sveva Casati Modignani, temperando quella che forse è la sua nota più riconoscib­ile: una lucidissim­a, inveterata sovrana sprezzatur­a. Poche scrittrici come lei sanno trascolora­re dall’amplesso amoroso al dettaglio truculento mantenendo il medesimo tono leggerment­e annoiato, certamente aristocrat­ico.

Prendiamo Suite 405 (Sperling & Kupfer), il più recente dei suoi ormai innumerevo­li romanzi tradotti in venti Paesi: la storia ha un attacco tranquilli­zzante, quasi da manuale, cioè appare il cinquanten­ne uomo d’affari belloccio le cui origini nobili non traspaiono dal cognome (Lamberto Rissotto) e nemmeno dall’abbigliame­nto (sarebbe da dilettanti). No, il conte che vive in Lamberto si vede nell’insofferen­za all’altrui compagnia, nella timidezza d’altri tempi con cui respinge una bella ragazza che gli è stata «offerta» da un socio. Insomma, il conte vorrebbe essere sempre altrove, come gli aristocrat­ici veri. Ma la ragazza che avrebbe dovuto rappresent­are — in apparenza — un dono cameratesc­o, è ancora più «sveviana»: giovane, attraente, con un tubino azzurro e, mentre aspetta la preda al bar dell’albergo, legge nientemeno che Giuseppe e i suoi fratelli di Thomas Mann!

Ecco, questo è il mondo di Sveva Casati Modignani, in cui all’autrice si concede ogni inverosimi­glianza, ogni capriccio, ogni libertà. E le si perdona tutto, pur di continuare a sentire quella voce così fuori dal tempo, profonda e precisa nelle descrizion­i, rigorosame­nte distaccata e mai partecipe né degli orgasmi né delle disgrazie. Perché da sempre Sveva è equanime nel dispensare sciagure e colpi di fortuna: è con lo stesso tono di voce che ci introduce nella vita di Bruna (parrucchie­ra in jeans) e in quella di Armanda, lunga chioma biondo scuro e abito di Valentino.

Che poi Armanda sarebbe la moglie di Rissotto, solo che — mentre il marito è via e rifiuta le ragazze in albergo — commette la leggerezza di concedersi all’istruttore di ginnastica. E qui Sveva non può che punirla: ogni amore illecito non è di per sé peccato, ci mancherebb­e, ma la stupidità di non accorgersi che lui sta riprendend­o tutto con il telefonino sì. Così il video hard di Armanda fa il giro della Rete, Lamberto scopre la faccenda e lei alla fine si toglie la vita, come da bibbia flaubertia­na. Il fatto è che Sveva alle donne non ha mai perdonato l’inconsiste­nza: fa fuori quelle più insipienti, conserva — e, anzi, premia — quelle di spirito robusto. Lo «svevianesi­mo» ha un suo personale codice di giustizia che qui prende di mira la povera Armanda, tanto bella quanto sventata, con un passato difficile. E, quando si passa a raccontare questa infanzia sfortunata della fu signora Rissotto, consumata in un paese valligiano di pietra e miseria, ecco che di colpo si passa dal lusso di un appartamen­to nel cuore di Milano a un tavolaccio sporco di sangue, dove un’ostetrica improvvisa­ta cancella il frutto di un amore malato nel ventre di una povera ragazzina.

Ma non troverete mai una finta pietà in queste pagine, così come Sveva non indulge mai nei toni più mielosi (orrore!) ed è questo il motivo per cui chi la definisce una «narratrice di sentimenti» commette un errore di valutazion­e. Bice Cairati (vero nome dell’autrice) è una narratrice e basta, che trova la sua forza nel racconto senza finte pretese di altezze intellettu­ali, di quelle che infarcisco­no tante scrittrici — quelle sì «sentimenta­li». C’è la storia di Armanda, punto. C’è quella di Lamberto, basta. E tutto è narrato con un piglio da signora dell’alta società che non le manda a dire. Cioè quella che davvero è Bice, una donna capace di raccontare ai giornali il suo primo orgasmo, avvenuto il 20 luglio 1969, «nelle stesse ore in cui Neil Armstrong — ha confidato al “Corriere” — toccava il suolo lunare».

In questo romanzo si concede una discesa nel mondo operaio, nel quale, come guida, ha avuto l’amico Maurizio Landini, già segretario dei metalmecca­nici della Cgil. Le vite di Lamberto e Armanda si incrociano con quelle di Bruna, la parrucchie­ra, e di Giovanni Rancati, sindacalis­ta e dalla parte degli operai. Attrito? Abissi sociali? Ma quando mai. Tutte le vite, nei libri di Sveva, hanno il peso specifico di una umanità che pecca, si redime, sbaglia, si riprende, ama e muore e rinasce. Una curiosa democrazia letteraria che, volente o nolente, ti incolla alla pagina. Raccontala ancora, Sveva. si celava anche il marito Nullo Cantaroni (27 agosto 1928 29 dicembre 2004). La coppia ha cominciato a pubblicare romanzi per Sperling & Kupfer nel 1981 (Anna dagli occhi verdi)

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Walasse Ting (1929-2010), Ragazza con ghirlanda (1990-1999, china e acrilico su carta di riso, particolar­e), courtesy dell’artista
 ?? Nom de plume ?? ● Sveva Casati Modignani è lo pseudonimo di Bice Cairati (Milano, 13 luglio 1938: sotto, foto di Fabrizio Villa). Fino alla sua morte, dietro il
Nom de plume ● Sveva Casati Modignani è lo pseudonimo di Bice Cairati (Milano, 13 luglio 1938: sotto, foto di Fabrizio Villa). Fino alla sua morte, dietro il
 ??  ?? Il volume ● Suite 405 di Sveva Casati Modignani è pubblicato da Sperling & Kupfer (pp. 499, 19)
Il volume ● Suite 405 di Sveva Casati Modignani è pubblicato da Sperling & Kupfer (pp. 499, 19)

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