Corriere della Sera

M5s-lega, duello sulle cifre

«10 miliardi al reddito». «No, alle pensioni». Poi spuntano altri 4 miliardi

- di Enrico Marro e Alessandro Trocino

Decisa la cifra. Il problema è la divisione. Sembra che Lega e 5 Stelle leggano due documenti diversi. Per i grillini 10 miliardi vanno al reddito di cittadinan­za, per la Lega invece sono destinati alle pensioni. Il commissari­o europeo all’economia Moscovici accusa: in Italia governo euroscetti­co e xenofobo.

L’accordo sul quadro di finanza pubblica per il prossimo triennio c’è. È stato trovato ieri sera in un ennesimo vertice di governo a Palazzo Chigi. Manca invece l’intesa su come verranno distribuit­e le risorse disponibil­i. Su questo le versioni del Movimento Cinque Stelle e della Lega divergono. I grillini continuano a dire che per il reddito di cittadinan­za da 780 euro al mese per i poveri verranno spesi 10 miliardi mentre per il resto («quota 100» sulle pensioni e flat tax per le partite Iva) solo 6 miliardi. Fonti del Carroccio in giornata dicono invece che il grosso andrà al superament­o della Fornero, cioè a «quota 100» (in pensione a 62 anni con 38 anni di contributi), che assorbireb­be 8-9 miliardi mentre per il reddito di cittadinan­za ne resterebbe­ro non più di 6-7, tenendo conto che un miliardo servirà per l’assunzione di 10mila addetti delle forze dell’ordine, punto irrinuncia­bile per Salvini. A sera, però, dopo un confronto serrato e dopo le proteste dei Cinque Stelle sulla diffusione di voci incontroll­ate, anche la Lega conferma che per il reddito di cittadinan­za sono previsti dieci miliardi di euro. Questo tira e molla andrà avanti ancora per più di due settimane, fino al 20 ottobre, quando il governo approverà la legge di Bilancio, con le singole misure della manovra.

Infatti, il documento sul quale ieri si è raggiunto l’accordo descrive solo la cornice finanziari­a dentro la quale si dovranno poi calare i provvedime­nti. Ma la Nota è fondamenta­le sia per i mercati sia per la Commission­e europea, per capire se il governo intenda tenere sotto controllo i conti pubblici. La soglia di non ritorno dello spread, per i Cinque Stelle, è 400 punti base (siamo a 300): «Se non tocchiamo quella quota, non faremo altre concession­i». Intanto il vertice di ieri sera si è preoccupat­o di mandare un ulteriore messaggio rassicuran­te. Questa volta diffuso direttamen­te in conferenza stampa dal premier Giuseppe Conte e dal ministro dell’economia, Giovanni Tria, insieme con i vicepremie­r, Luigi Di Maio e Matteo Salvini. Il deficit scenderà nel triennio più di quanto annunciato fino all’altro ieri. Non solo il disavanzo al 2,4% per tre anni, che una settimana fa sembrava un punto fermo, è diventato un vecchio ricordo, ma la curva discendent­e contenuta nella Nota, che oggi dovrebbe arrivare in Parlamento, vede un deficit dell’1,8% del Pil nel 2021, ancora più basso del 2% di cui si era parlato l’altro ieri. Più forte è diventata anche la discesa del debito, che non calerà di tre punti nel triennio bensì di quattro, ha sottolinea­to Tria, portandosi a fine corsa, cioè nel 2021, al 126,5% del Pil.

Ma come è stata possibile questa forte correzione dei saldi di finanza pubblica nel giro di appena una settimana, cioè da quando, giovedì scorso, al termine di un concitato Consiglio dei ministri, il governo annunciò di aver approvato la Nota al Def con un deficit al 2,4% per tre anni? Quello che trapela è che, a differenza di quanto detto all’inizio, cioè che le clausole di salvaguard­ia (aumento dell’iva) sarebbero state disinnesca­te per sempre, la cancellazi­one ci sarà solo per il 2019. Resteranno invece le clausole per il 2020 e il 2021, che valgono una ventina di miliardi l’anno di maggiori

Ora inizia un dialogo con le istituzion­i europee. Con il livello di investimen­ti che abbiamo previsto, unito al fatto che ci saranno più soldi, il debito calerà Luigi Di Maio, vicepremie­r, ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico

Non faremo marce indietro di nessun tipo, contiamo di crescere più dello 0,9% stitico previsto per l’anno prossimo Matteo Salvini, vicepremie­r e ministro dell’interno

Quota 400

Per il M5S solo se si arrivasse a 400 punti di spread ci sarebbero «altre concession­i»

entrate: risorse importanti per ottenere una riduzione del deficit rispetto al 2,4% confermato per il 2019. Tra le ipotesi che circolano c’è anche quella che sia il reddito di cittadinan­za che quota 100 sarebbero sperimenta­li, nel senso che verrebbero finanziate solo per il 2019, ma poi dovrebbero essere prorogate (se si trovano le risorse e se la crescita riparte, come dice il governo). Ma sia la Lega sia i Cinque Stelle sostengono che le due misure saranno struttural­i.

 ??  ?? A Palazzo Chigi Il ministro dell’economia Giovanni Tria, 70 anni, il premier Giuseppe Conte, 54, e i due vicepremie­r Luigi Di Maio, 32, e Matteo Salvini, 45, ieri alla conferenza stampa sulla manovra
A Palazzo Chigi Il ministro dell’economia Giovanni Tria, 70 anni, il premier Giuseppe Conte, 54, e i due vicepremie­r Luigi Di Maio, 32, e Matteo Salvini, 45, ieri alla conferenza stampa sulla manovra

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