Venti miliardi per le misure simbolo L’accordo di governo sul Def
Dal reddito di cittadinanza alla Fornero. Deficit al 2,4% ma si ridurrà fino all’1,8% nel 2021
Il governo aggiusta il tiro e rivede ancora le indicazioni sul rapporto tra deficit e prodotto interno lordo, rispetto alla nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza (Nadef), predisposta giovedì scorso in Consiglio dei ministri. Il rapporto tra deficit e ricchezza prodotta, fissato al 2,4% per il prossimo triennio è, del resto, il dato che ha fatto fibrillare tanto i mercati quanto Bruxelles. L’esecutivo in serata conferma una manovra espansiva finanziata in deficit, ma al termine di un ennesimo vertice affida al premier Giuseppe Conte un messaggio più conciliante. «Siamo qui a informarvi del fatto che invieremo a Bruxelles e al Parlamento la Nadef (arriverà già oggi a Montecitorio, ndr), ci siamo trovati per mettere a punto tutti i dettagli. Vi confermiamo il rapporto deficit/pil per l’anno prossimo sarà attestato al 2,4%, nel 2020 al 2,1%, nel 2021, al 1,8%. Per quanto riguarda il rapporto debito Pil — aggiunge — scenderemo al 126,5 nel 2021. Stiamo rispettando l’impegno di una manovra seria, responsabile e coraggiosa». Al suo fianco in conferenza stampa ci sono i due vicepremier Luigi Di Maio e Matteo Salvini, oltre al titolare di Via XX Settembre Giovanni Tria. Dopo Conte è il ministro dell’economia a prendere la parola, corredando la dinamica di riduzione del deficit con un’ulteriore indicazione: «Nel profilo di deficit previsto, del 2,4%, 2,1% e 1,8% nel terzo anno, nel primo anno ci sono 0,2 punti percentuali di investimenti addizionali, nel secondo 0,3, nel terzo anno 0,4. Questo descrive la qualità della manovra: puntiamo ad avere gli investimenti pubblici come strumento principale per lavorare sulla crescita». «Le misure per il rilancio dell’economia — spiegano poi in serata fonti di Lega e M5S — saranno finanziate con una copertura di 20 miliardi di euro: dieci per il
Con questa manovra il Paese riparte, rilanciamo la crescita economica Ci sono tutte le premesse per essere orgogliosi di essere italiani Giuseppe Conte, presidente del Consiglio
reddito di cittadinanza, sette per la Fornero, due per la flat tax e uno per assunzioni straordinarie».
A intervenire è anche Salvini: «Sono tre gli impegni presi con gli italiani che cominciamo a mettere in pratica: superamento della vigliacca legge Fornero, la flat tax al 15% per le partite Iva e sconto fiscale per imprese che investiranno assumendo o acquistando macchinari. Un piano straordinario, infine, di 10 mila assunzioni nelle forze dell’ordine», specifica. Subito dopo tocca a Di Maio, che elenca: «Pensioun ne di cittadinanza, reddito di cittadinanza, centri per l’impiego e fondo truffati per le banche. Sono le quattro misure che verranno finanziate nel 2019, 2020 e 2021. Rifinanziamo — precisa Di Maio — l’iper e il super ammortamento di Industria 4.0, ma la cosa importante è che ci sarà un abbassamento dell’ires per le imprese che investono e assumono». Un messaggio che si abbina a quanto detto da Tria nel corso della mattina, durante un intervento in Confindustria: «Non mi pare si possa delineare, da questa manovra, governo dalla finanza allegra o che fa saltare i conti pubblici per far spazio alle promesse». Una parte del deficit, d’altronde, è destinato agli investimenti addizionali quantificati in 15 miliardi di euro nei prossimi tre anni. «Entro fine anno avvieremo una task force sugli investimenti pubblici per monitorare lo stato di avanzamento di piani e singoli progetti».
Ad ascoltare Tria c’è il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia: «La manovra deve avere due pilastri, quello del contratto di governo, che va bene a condizione che ci sia il secondo pilastro, quello della sostenibilità e della crescita. Che si traduca in più occupazione. Puoi sforare se questo sforamento — osserva — comporta una crescita con riduzione del debito e maggiori effetti sull’economia reale. Non si può pregiudicare la crescita». E il Centro studi di Confindustria, intanto, taglia la stima del Pil: crescerà solo dell’1,1% nel 2018 e dello 0,9% nel 2019. Anche per i consumi delle famiglie è previsto un rallentamento con +0,9% quest’anno e +0,8% nel 2019, rispetto al +1,5% del 2017. Per la cronaca lo spread dopo l’ennesima fiammata ieri ha chiuso in calo a 284 punti base (due giorni fa era a 302), con il tasso del decennale italiano al 3,31% sul mercato secondario.