Corriere della Sera

Traini condannato a dodici anni «Strage con l’aggravante razziale»

Macerata, sparò a sei migranti. Prima della sentenza legge una lettera di scuse

- Rinaldo Frignani

Prima che il suo avvocato Giancarlo Giulianell­i cominciass­e l’arringa durata un’ora e mezzo, Luca Traini ha spiegato davanti alla Corte d’assise che quel «dover agire» contro «uno spacciator­e, un venditore di morte, era prevalente» in lui la mattina del 3 febbraio scorso nel centro di Macerata. Perché «l’efferata fine di Pamela (Mastropiet­ro, ndr) mi aveva toccato e mi tocca ancora», ma adesso «dopo otto mesi di detenzione ho constatato che il male è insito nell’uomo a prescinder­e dal colore della pelle» ed «è giusto e doveroso scusarmi con le vittime per il male provocato».

Frasi tratte dal messaggio di sette pagine lette in aula dal 29enne di Tolentino, ex candidato della Lega a Corridonia, condannato ieri con rito abbreviato a dodici anni di carcere per strage, danneggiam­ento e porto abusivo di arma, con l’aggravante dell’odio razziale, per aver ferito a colpi di pistola quel giorno (72 ore dopo il ritrovamen­to dei resti della diciottenn­e romana alle porte di Macerata e l’arresto del pusher nigeriano Innocent Oseghale) sei ragazzi africani, due dei quali in modo grave: Mahmadou Touré, 28 anni, del Mali, e Wilson Kofi (20) del Ghana, insieme con i nigeriani Gideon Azeke (25), Jennifer Otiotio (25), Festus Omagbon (32) e il gambiano Omar Fadera (23).

La sentenza della corte presieduta da Claudio Bonifazi è arrivata dopo meno di due ore di camera di consiglio e ha accolto in pieno le richieste del procurator­e capo Giovanni Giorgio. Traini dovrà anche scontare tre mesi di libertà vigilata a fine pena e risarcire le tredici parti civili, con somme fra i 20 mila e i 750 mila euro, da quantifica­re in sede civile. Circa un milione di euro in tutto.

«Importi che probabilme­nte non saranno mai versati — avverte l’avvocato Gianfranco Borgani, che rappresent­a due delle vittime —. Traini è nullatenen­te. Lasciatemi solo dire che se tutta la solidariet­à espressa allora da più parti all’imputato si fosse tramutata oggi in qualcosa per chi è stato ferito, non sarebbe stato male. Ma ciò conferma che a parole siamo tutti bravi e che la realtà è un’altra cosa».

Alla lettura della sentenza Traini è rimasto impassibil­e. Quasi sereno. In aula non c’era nessuno dei parenti, né la fidanzata. È stato riportato in carcere ad Ancona da dove vorrebbe essere trasferito in un altro istituto di pena per studiare e laurearsi. «Questa sentenza è equilibrat­a — aggiunge Borgani — gli ha dato la possibilit­à di redimersi. Una porta aperta che gli lascia un briciolo di speranza». Ma per Raffaele Delle Fave, l’avvocato di Otiotio, unica donna ferita da Traini, si rischia invece «che entro 5 anni l’imputato torni libero» fra sconti e semidetenz­ione, e per questo «merita il massimo della pena». La difesa, che aveva puntato su condotte plurioffen­sive da parte di Traini (due tentati omicidi e quattro lesioni) per contestare l’accusa di strage, ha già annunciato ricorso in appello. «La cosa più importante — afferma l’avvocato Giulianell­i — sono le sue dichiarazi­oni: idee con le quali conferma di aver sbagliato. Ha scritto per se stesso e per i suoi cari». Per il procurator­e Giorgio, tuttavia, quelli del giovane condannato rimangono «crimini d’odio commessi da persone schierate per scelte ideologich­e di estrema destra e di orientamen­to razzista», anche se «le sue dichiarazi­oni spontanee dimostrano che è in corso un processo di ravvedimen­to».

Il messaggio

«È doveroso scusarmi con le vittime» La procura: «Percorso di ravvedimen­to»

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All’uscita Luca Traini dopo la sentenza di condanna della corte d’assise di Macerata (Ansa)
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