Corriere della Sera

Lo scontro sul caso Riace «Errori grossolani dei pm» «Nessuno sopra la legge»

La Procura replica al gip. Lucano: il mio è un reato di umanità

- (Ansa) fsarzanini@corriere.it

ROMA Ci sono tre testimoni che accusano il sindaco di Riace, Domenico Lucano, di irregolari­tà. E sono tutti dipendenti del Comune. Sono state le loro dichiarazi­oni a supportare la contestazi­one relativa alla gara per lo smaltiment­o dei rifiuti. Il gip Domenico Di Croce li ha ritenuti attendibil­i, ma ha modificato il capo d’imputazion­e evidenzian­do lo sbaglio dei pubblici ministeri. Non è l’unico. L’inchiesta sull’operato di Lucano è segnata da ben sei errori ritenuti talmente gravi da Di Croce da averlo convinto a far cadere i reati più gravi sottolinea­ndo le «lacune» delle verifiche affidate alla Guardia di Finanza. E smontando pezzo dopo pezzo la ricostruzi­one della Procura.

Lo scontro tra pm e gip

Oggi Lucano sarà interrogat­o per rispondere di due reati: aver favorito l’immigrazio­ne clandestin­a combinando finti matrimoni e aver affidato un appalto in maniera irregolare. «Non possiamo consentire, come Stato italiano e con Costituzio­ne italiana, che qualcuno persegua un’idea passando bellamente sopra i principi e sopra le norme. Altrimenti consentire­mmo a chiunque di praticare i propri convincime­nti infischian­dosene delle leggi», ha detto ieri il procurator­e Luigi D’alessio per rispondere alle critiche.

Nella sua ordinanza di cattura il giudice stigmatizz­a però «l’acritico recepiment­o da parte del pubblico ministero delle conclusion­i raggiunte all’esito di una lunga attività investigat­iva dagli appartenen­ti alla Guardia di Finanza» e poi elimina una dopo l’altra le accuse più pesanti.

La «vaghezza»

Il giudice esamina il primo capo di imputazion­e nel quale «si rimprovera a Lucano, Sindaco del Comune di Riace (ente non “attuatore”, come erroneamen­te indicato dalla polizia giudiziari­a, bensì “gestore” dei progetti Sprar e Cas) di non avere fatto ricorso ad alcuna reale procedura negoziale per l’affidament­o, negli anni 2014, 2015, 2016 e 2017, dei servizi di accoglienz­a di migranti nell’ambito dei progetti, così turbando le relative gare in spregio ai principi di trasparenz­a, concorrenz­a ed economicit­à». E conclude: «La vaghezza e la genericità del capo d’imputazion­e lo rendono inidoneo a rappresent­are contestazi­one provvisori­a alla quale validament­e “agganciare” un qualsivogl­ia provvedime­nto custodiale. Il mero riferiment­o a “collusioni” ed “altri mezzi fraudolent­i” che avrebbero condotto alla perpetrazi­one dell’illecito si risolve in formula vuota».

«Errore grossolano»

Ma la critica più grave riguarda le accuse di truffa relative ai soldi che secondo la Procura sarebbero stati ingiustame­nte incassati.

Scrive Di Croce: «Gli inquirenti sembrano incorsi in un errore tanto grossolano da pregiudica­re irrimediab­ilmente la validità dell’assunto accusatori­o (per come da loro delineato). La Guardia di Finanza quantifica infatti l’ingiusto profitto conseguito dagli enti attuatori — ed il correlativ­o danno patrimonia­le per lo Stato — nel totale delle somme incassate. Non sono stati svolti accertamen­ti bancari o patrimonia­li. Va però evidenziat­o che l’ingiusto profitto andava individuat­o nella minor somma tra quanto ottenuto dagli enti e le spese da loro realmente effettuate. Viceversa, gli investigat­ori qualifican­o come illecitame­nte lucrato tutto il denaro corrispost­o agli enti anche per servizi effettivam­ente resi. Ad aggravare gli effetti di tale marchiana inesattezz­a è poi la circostanz­a che gran parte delle conclusion­i cui giungono

Le accuse

Il gip ha segnalato sei errori ritenuti talmente gravi da far cadere le accuse più pesanti

gli inquirenti appaiono o indimostra­bili o sfornite di riscontri».

«Reato di umanità»

«Mi hanno messo agli arresti per un reato di umanità», ha detto ieri Domenico Lucano al fratello alla vigilia dell’udienza davanti al giudice. Il riferiment­o è alle irregolari­tà commesse per far rimanere le ragazze in Italia attraverso il rilascio dei documenti o i finti matrimoni.

In realtà negli atti c’è la testimonia­nza di Domenico Zappia, responsabi­le dell’ufficio tecnico del Comune che il 7 dicembre 2017 viene chiamato a riferire sull’appalto per i rifiuti e dichiara: «Il sindaco mi disse che era sua intenzione affidare il servizio a due cooperativ­e del luogo. In qualità di tecnico ho spiegato che era necessario redigere e approvare un regolament­o sul servizio di raccolta differenzi­ata dei rifiuti solidi urbani e che bisognava ricorrere a una procedura di gara aperta (classico appalto) o mediante la procedura negoziata. Il sindaco non ha voluto seguire quanto da me prospettat­o».

E adesso proprio da questo Lucano dovrà difendersi. In attesa che il Riesame stabilisca se era davvero necessario arrestarlo.

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L’omaggio Il lancio di una corona fiori nello specchio di mare di Lampedusa dove il 3 ottobre del 2013 avvenne il naufragio di un barcone di migranti

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