L’idea di tre ventenni «Così auto, treni e tram saranno più silenziosi»
Milano, è una delle 120 start up create nel Politecnico «Da ricercatori a imprenditori, una sfida stimolante»
almeno per ora, non è l’edilizia privata — prosegue il neo imprenditore —. Forse quella verrà in un secondo momento, e non immagina quanta gente ci sta già scrivendo chiedendoci soluzioni per isolare i loro appartamenti dalle molestie sonore dei vicini. Per ora, tuttavia, ci stiamo concentrando nel settore dei trasporti».
La soluzione, si fa per dire, è semplice: Phononic Vibes progetta moduli capaci di assorbire suoni e vibrazioni incanalandole in cunicoli formati da strutture finora inedite. «Teoricamente potremmo utilizzare qualsiasi tipo di materiale. Il che dal punto di vista commerciale è un enorme vantaggio, considerato il fatto che chi costruisce infrastrutture ha la necessità di contenere i costi», spiega Giovanni Capellari, esperienze di ricerca a Zurigo e ora in azienda come direttore operativo. «Sostanzialmente — aggiunge — realizziamo pannelli insonorizzanti per le autostrade e linee interrate capaci di assorbire le vibrazioni al passaggio di tram e treni. Fra le applicazioni allo studio anche la possibilità di utilizzare onde sonore e vibrazioni per produrre elettricità e illuminare le strade».
«Questa start up — ragiona Stefano Mainetti, a capo del Polihub, l’incubatore d’imprese di piazza Piola — possiede tutte le carte in regola per crescere: ha infatti la proprietà intellettuale dei sistemi innovativi che sta industrializzando, ha superato con successo le prime prove sperimentali nei nostri laboratori e in quelli di Ferrovie Nord, ha saputo far fruttare le dritte del nostro ufficio di trasferimento tecnologico e, infine, ha creato un ottimo rapporto con il “mentor” che gli abbiamo
Il Polihub
Stefano Mainetti: «Sono state superate con successo tutte le prove sperimentali»
appaiato, parlo di Andrea Boeri, un ex Mckinsey con la cultura della consulenza che ci ha creduto talmente tanto da investire personalmente nel progetto».
Ora il sì di 360 Capital Partners, che potrebbe staccare un assegno a cinque zeri. «Non vogliamo più essere trattati come i ricercatori tutta teoria fuori dal mondo — conclude D’alessandro —. Siamo diventati grandi, ed è il momento di navigare da soli, anche se gran parte del merito va al gruppo di docenti che ci ha seguito e che non è stato geloso dei propri talenti, lasciandoci camminare da soli».