I vescovi cinesi al Sinodo E Francesco si commuove
Al via l’assemblea sui Giovani. La sorpresa di Pechino per il Papa
Fino a undici giorni prima era scomunicato. Ora monsignor Giuseppe Guo Jincai, 50 anni, vescovo di Chengde, siede tra i padri sinodali nella prima fila dei vescovi, accanto a sé monsignor Giovanni Battista Yang Xiaoting, 54 anni, vescovo di Yan’an. «Oggi, per la prima volta, sono qui con noi anche due confratelli vescovi dalla Cina continentale. Diamo loro il nostro caloroso benvenuto...». L’ultima parola di Francesco sul sagrato di San Pietro sfuma in un singhiozzo, il Papa abbassa la testa e socchiude gli occhi commosso mentre tutti applaudono e i cinesi chinano lenti il capo verso il Pontefice in segno di ringraziamento.
Non era mai successo da quando Paolo VI istituì il Sinodo nel 1965. «La comunione dell’intero episcopato con il Successore di Pietro è ancora più visibile grazie alla loro presenza», prosegue Francesco a fatica. Arrivati martedì sera, alloggiano a Santa Marta, l’hotel vaticano dove vive Francesco. Prima della messa, in sagrestia, tutti si avvicinavano per salutarli a abbracciarli. È il primo effetto dell’«accordo provvisorio» sulla nomina dei vescovi, firmato il 22 settembre a Pechino tra Santa Sede e Cina. Superata la divisione tra chiesa «ufficiale» e «clandestina», Francesco ha invitato al Sinodo uno dei sette vescovi «patriottici» ai quali ha tolto la scomunica; l’altro, nominato con l’accordo delle due parti già nel 2010, ha studiato a Roma ed era vicepresidente della conferenza episcopale mai riconosciuta da Roma.
A Pechino, si viene a sapere Oltretevere, sono rimasti molto colpiti dalla commozione di Francesco. «La speranza ci interpella, ci smuove e rompe il conformismo del “si è sempre fatto così”», dice il Pontefice. E invita i padri sinodali a parlare con coraggio e «parresia», la franchezza evangelica, perché «solo il dialogo può farci crescere» e «una critica onesta e trasparente è costruttiva e aiuta, mentre non lo fanno le chiacchiere inutili, le dicerie, le illazioni oppure i pregiudizi», avverte.
Anche la presenza dei cinesi è un segno. Si apre il Sinodo sui giovani, 267 padri riuniti in assemblea fino al 28 ottobre, e per il Papa ne va del futuro della Chiesa. Il cardinale Sérgio da Rocha, relatore generale, parla di «guerre, carcere, migrazioni, povertà» ma anche delle «inquietudini» che i ragazzi di tutto il mondo hanno segnalato in questi mesi, dal ruolo delle donne nella chiesa alla sessualità e l’omosessualità. Ma il tema centrale è più profondo. Francesco ne ha parlato la settimana scorsa in Estonia, alla periferia dell’europa, un Paese dove il 75 per cento della popolazione si dice non credente, oltre l’ottanta tra i giovani: «Li indignano gli scandali sessuali ed economici di fronte ai quali non vedono una condanna netta... Alcuni hanno il coraggio di dirci: “Non vi accorgete che nessuno vi ascolta più, né vi crede?”».
Così Bergoglio esorta i padri sinodali a restare «in ascolto dello Spirito», di ciò che «il Signore sta chiedendo alla sua Chiesa». Cita Friedrich Hölderlin, la poesia che dedicò alla nonna, «l’uomo mantenga quello che da bambino ha promesso». Non deve prevalere «la logica dell’autopreservazione e dell’autoreferenzialità», dice alla messa e ripete all’assemblea: «Occorre superare con decisione la piaga del clericalismo, che è una perversione e radice di tanti mali nella Chiesa». Guai a cadere «in posizioni eticistiche o elitarie», in «ideologie astratte».
Si tratta di «allargare orizzonti, dilatare il cuore e trasformare quelle strutture che oggi ci paralizzano, ci separano e ci allontanano dai giovani, lasciandoli esposti alle intemperie e orfani di una comunità di fede che li sostenga, di un orizzonte di senso e di vita». La Chiesa in uscita, ancora una volta: «Impegniamoci nel cercare di “frequentare il futuro” e di far uscire da questo Sinodo non solo un documento — che generalmente viene letto da pochi e criticato da molti — ma soprattutto propositi pastorali concreti».
d La comunione dell’intero episcopato con il Successore di Pietro
● Parteciperanno ai lavori come uditori anche 34 giovani che avranno diritto di parola, ma non di voto
è ancora più visibile grazie alla loro presenza