Irama: «Nel nuovo album racconto la mia generazione»
Se ti vedi il sogno sfuggire di mano, quando poi torna non lo molli più. Dopo la partecipazione a Sanremo Giovani del 2016 la carriera di Irama sembrava al capolinea. «Avere momenti bui fa parte del mettersi in gioco. E questo significa anche accettare di cadere. A volte si cade per una scelta personale a volte per uno sgambetto. Per uno sgambetto quell’anno non riuscii a fare uscire la mia musica. Ma non porto dentro rancore».
Il cantautore monzese, 22 anni, si è raccontato ieri sullo scalone d’ingresso della sede del Corriere con un’insolita intervista-concerto (on demand su corriere.it). Protagonista dell’estate, 10 settimane al numero 1 con l’album Plume dopo la vittoria ad Amici, Irama ha già pronto un nuovo album.
Si intitola Giovani e uscirà il 19 ottobre. «È un disco eclettico, ci sono dentro tanti generi: soul, rock, o anche la dance ironica anni 80 di una canzone come Escort. Ma tutto con la mia attitudine e la mia identità». Identità che si è costruito partendo dai cantautori per arrivare a contaminarli con il rap. «I miei punti riferimento e idoli sono stati Guccini e De André. Due anni fa sono andato a un incontro con Guccini per ringraziarlo e dirgli che grazie a lui mi stavo approcciando alla musica per farne la mia vita. “Irama? Come si scrive?” disse. Del resto l’ho sempre visto come uno con attitudine da rockstar, un mito». Poi Filippo Maria Fanti, questo il vero nome, ha conosciuto l’hip hop: «Con l’adolescenza mi sono trovato tanto a rappare e improvvisare sotto i portici. Ho vissuto tanto l’attitudine di strada che mi ha lasciato graffi e ferite ma mi ha arricchito. Però ero un pesce fuor d’acqua sia nel pop che rap».
C’era anche un gruppo di fan al Corriere e in attesa del tour che lo vedrà impegnato a novembre e dicembre per poi tornare on the road a febbraio e arrivare il 5 aprile al Forum, Irama si è anche esibito dal vivo. Con il successo dell’estate Nera (la canzone più ascoltata su Spotify) e Un giorno in più. Al termine ha recitato in anteprima una parte del testo di Giovani, la title track, accompagnato dal suo chitarrista e produttore Giulio Nenna.
«Rappresenta la mia generazione, parlo della mia vita e delle mie esperienze, ma anche quello che circonda i miei coetanei. Siamo una generazione che magari sembra sbandata, ha un’impostazione che può sembrare non sana ma invece ha qualcosa da raccontare, ma in modo diverso. Questo non vuol dire che abbia meno valore o che produca meno cultura. È solo un’attitudine diversa».