Corriere della Sera

I piccoli dispiaceri delle Grandi d’europa

- Paolo Tomaselli

La tentazione di ottobre spesso è forte e ingannatri­ce. Ed è quella di vedere crepe nei giganti della Champions più profonde di quanto siano in realtà. Perché non ci sono ancora prove, ma gli indizi sono concreti: il Real Madrid martedì ha perso (1-0) a Mosca con il Cska, nello stadio in cui la Spagna fu eliminata dal Mondiale ai rigori dalla Russia. In panchina stavolta c’era Lopetegui, che è stato cacciato dalla Nazionale alla vigilia della Coppa del Mondo ed è volato subito al Real, dove ha già infranto un primato: era da 32 partite consecutiv­e che i blancos andavano in gol in Champions. Mentre adesso, tra Europa e campionato non vanno in buca da 5 ore (e 19 minuti), un fatto che non si verifica dal 2006-2007 con Capello, nell’era pre Ronaldo: «Senza di lui siamo più squadra», aveva detto Gareth Bale prima del trionfale debutto europeo con la Roma (3-0). Big Da sinistra, José Mourinho, 55 anni, allenatore del Manchester United, Niko Kovac, 46, neo allenatore del Bayern Monaco e Julen Lopetegui, 52, che ha ereditato da Zidane la panchina del Real (Getty Image, Ap, Reuters)

Ma a volte per buttarla dentro serve sempliceme­nte un campione in più: «Solo sfortuna» per Lopetegui, che ha pure perso il conto dei pali colpiti (3 e non 4 come sosteneva lui a fine gara). «Abbiamo un problema col gol» ha ammesso Tony Kroos, mentre per Nacho «il problema sarebbe non creare occasioni». Punti di vista, per girare attorno alla questione: se c’è una «sindrome Ronaldo», va guarita in fretta. In Europa nulla è compromess­o e anche un anno fa, con Cristiano che segnò 9 volte solo nel girone iniziale, il Real arrivò secondo dietro al Tottenham. In campionato, l’avvio stentato del Real (due pareggi e una sconfitta) è tale e quale a quello del Barcellona, che non ha nemmeno da elaborare il lutto per la partenza di qualche campione.

Quando le magagne sono condivise, fanno meno male. E a parte la Juventus, unica in Europa ad aver sempre vinto (9 su 9), tutte hanno i loro scricchiol­ii: il Bayern del nuovo allenatore Kovac si è fatto fermare dall’ajax in casa, il City di Guardiola è riuscito a vincere dopo 4 k.o. consecutiv­i in Europa. Ma lo ha fatto in rimonta nel finale contro l’hoffenheim, dopo la clamorosa sconfitta al debutto contro il Lione: in attesa del ritorno dall’infortunio di De Bruyne, Pep si chiede se la questione del Dna europeo di un club sia davvero un problema, ovviamente per chi non ce l’ha. Ma anche chi lo possiede, come il Manchester United, arranca: il pareggio a Old Trafford (0-0), contro il Valencia battuto nettamente in Spagna da una Juventus in 10 uomini per l’espulsione di Ronaldo, non è passato inosservat­o. Come l’ennesimo tackle di Mourinho: «Per me è difficile dire cosa penso della squadra, se lo facessi riceverei ancora più critiche da parte della stampa». Come se non bastasse, la Uefa ha aperto un fascicolo per valutare le responsabi­lità dello United nel ritardo con cui è arrivato allo stadio. E Mou se l’è presa anche con la polizia: «Dovevamo metterci 30’ ma ce ne abbiamo messi 75’ perché ha rifiutato di scortarci». Ma dalla centrale avevano avvertito. E forse il servizio è riservato solo ai grandi d’europa. partite consecutiv­e del Real Madrid senza segnare gol: non accadeva da tre anni i pali colpiti martedì sera a Mosca contro il Cska dai giocatori del Real Madrid

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