Il momento della verità per Kavanaugh Senato verso il sì al «giudice di Trump»
Corte Suprema, l’inchiesta dell’fbi sulle denunce di molestie convince i repubblicani
WASHINGTON Il giudice Brett Kavanaugh dovrebbe passare. I segnali che arrivano dal Senato sembrano netti. Il leader dei repubblicani Mitch Mcconnell ha fissato per oggi il voto di conferma per la nomina di Kavanaugh alla carica di «justice»: uno dei nove togati della Corte Suprema, l’organo al vertice del sistema giudiziario americano.
Sulla carta i conservatori possono contare sulla maggioranza di 51 contro 49, ma basta anche un pareggio 50 e 50. In quel caso, come prevede la Costituzione, il voto decisivo sarà quello del vice presidente Mike Pence. A favore di Kavanaugh, naturalmente.
Già nella prima mattinata il fronte degli indecisi pare sfaldarsi. La notte precedente, l’fbi aveva consegnato alla Casa Bianca il rapporto finale, dopo sei giorni di accertamenti sulle accuse formulate da Christine Blasey Ford.
Nella drammatica testimonianza davanti alla Commissione Affari giudiziari del Senato, giovedì 27 settembre, Ford, 51 anni, docente di psicologia all’università di Palo Alto in California, aveva raccontato di essere stata aggredita sessualmente da Kavanaugh, in una festa di studenti, probabilmente dell’estate del 1982. L’accusatrice all’epoca aveva 15 anni, il giudice 17 anni: «Mi saltò addosso e cercò di togliermi i vestiti. Era ubriaco e rideva di me con il suo amico Mark Judge». Kavanaugh si è difeso con veemenza. Anche troppa, seminando qualche dubbio tra i repubbli«sembra cani. Il senatore Jeff Flake ha votato a favore di Kavanaugh in Commissione, ma ha imposto il supplemento di indagini. Donald Trump ha accolto la richiesta e l’fbi si è messa in movimento. Intercettato dai giornalisti Flake ha dichiarato: «Non vedo informazioni ulteriori che possano provare le affermazioni di Ford».
L’altra grande indecisa è la senatrice Susan Collins, del Maine. Il suo ufficio, ieri, è stato pacificamente invaso da un gruppo di dimostranti. Per tutta la giornata circa duecento persone, quasi tutte donne, hanno dimostrato dentro e fuori gli edifici di Capitol Hill. che sia stata un’indagine molto approfondita, ma la leggerò più tardi nel pomeriggio (notte in Italia ndr)», ha detto la senatrice Collins.
Ma per gli osservatori queste due uscite sono da considerare la premessa di un «sì». Se è così, il caso Kavanaugh è chiuso: 50 a favore, 50 contro. Non servirebbe neanche l’appoggio della terza e ultima senatrice repubblicana in bilico, Lisa Murkowski, dell’alaska.
Alla vigilia si era ipotizzato anche un possibile soccorso di due senatori democratici: Heidi Heitkamp del North Dakota e Joe Manchin, del West Virginia. Ieri mattina Heitkamp si è sfilata: «Non sosterrò la nomina del giudice». Manchin, invece, potrebbe decidere per il via libera.
Trump preme dalla Casa Bianca e via Twitter prevede che non solo Kavanaugh sarà confermato, ma che la vicenda sarà pagata elettoralmente dai democratici nelle elezioni di mid term (rinnovo della Camera e di un terzo del Senato) in programma il 6 novembre.
I democratici, invece, contestano anche il lavoro dell’fbi, sostenendo che la Casa Bianca ne abbia limitato il raggio di azione. Gli investigatori hanno sentito nove testimoni, compresi Mark Judge e Deborah Ramirez, la seconda delle tre donne che accusano il giudice in corsa per la Corte Suprema. L’fbi, invece, non ha convocato Ford e altri potenziali testimoni, almeno una decina secondo il partito d’opposizione.