Corriere della Sera

Banche, la minaccia di stretta fiscale Patuelli (Abi): così rallenta la ripresa

Gli analisti: per il Tesoro 5 miliardi in più in tre anni. La Fabi: timori per il contratto

- Fabrizio Massaro

Potrebbe essere nei bilanci delle banche il tesoretto che il governo cerca per fare quadrare i conti della manovra. Colpendo quelli che il leader Cinquestel­le, Luigi Di Maio, ha chiamato «privilegi» degli istituti «con tutti i regali miliardari che gli hanno fatto i governi di prima», senza i quali l’italia «sarebbe il Paese del Bengodi. Invece non è così. E quindi si cambia».

Da questi tagli «sacrosanti», come li ha chiamati il vicepremie­r, il governo potrebbe ottenere cifre enormi: secondo gli analisti di Equita il governo beneficere­bbe di un maggior gettito di 2 miliardi nel 2018 e di ben 5 miliardi nel triennio 2019-2021. Come? Intervenen­do su alcuni regimi fiscali di detrazioni e deducibili­tà concessi alle banche. Da questi capitali il governo vuole attingere per risarcire i «risparmiat­ori truffati» nei fallimenti bancari, come ha detto il premier, Giuseppe Conte.

Il presidente dell’abi, Antonio Patuelli, ha reagito duramente: «Aumentare la pressione fiscale sulle banche» non peserebbe solo sul settore «ma indebolire­bbe o rallentere­bbe la ripresa e inciderebb­e «su tutta la catena produttiva, il risparmio e il modello di business» delle banche impegnate nel sostegno alle piccole e medie imprese. Imprese che «vanno aiutate a crescere», ha aggiunto il presidente di Banca Imi, Gaetano Micciché, ieri alla Giornata del credito dell’abi. Per il dg dell’associazio­ne delle banche, Giovanni Sabatini, ci sarebbero anche problemi di costituzio­nalità. «Io non credo», è stata la replica di Di Maio. «Non c’è volontà di creare misure punitive. Sempliceme­nte ridiamo ai cittadini un po’ del maltolto».

Preoccupat­i invece i sindacati: in una nota congiunta Fabi, First Cisl, Fisac Cgil, Uilca e Unisin hanno espresso timori per le ricadute sul contratto. «Premesso che fra i 340mila bancari ci sono elettori di Lega e M5S, non capisco questa continua caccia alle streghe rispetto alle banche», dice Lando Sileoni, leader Fabi. «Un’altra tassa mascherata ricade su imprese e famiglie e mette a rischio il rinnovo del nostro contratto nazionale».

Ieri in Borsa i titoli bancari ne non hanno sostanzial­mente risentito dei rumors perché le valutazion­i già sconterebb­ero, secondo Equita, l’impatto sugli utili, che dovrebbe essere di -4%, e sul capitale, stimato in 6 punti base in meno. Sul tavolo, dal punto di vista tecnico, ci sarebbe la riduzione della deducibili­tà degli interessi passivi dal 100% all’86%, lo slittament­o su più anni della deducibili­tà delle maggiori svalutazio­ni sui crediti deteriorat­i, che creano le Dta, le «imposte differite» dalle quali si dovrebbe ricavare gran parte del tesoretto, e l’abrogazion­e dell’aiuto alla crescita economica (Ace). Nel frattempo la Bce, ha spiegato il capo della Vigilanza, Danièle Nouy, si prepara agli stress test sulla liquidità nel 2019.

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