Corriere della Sera

I due vicepremie­r preoccupat­i Di Maio in missione dai leader per aggirare Bruxelles

Il capo del M5S a Berlino, poi vertice con i suoi: «Non arretro»

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MILANO La preoccupaz­ione e le contromoss­e. Lega e Cinque Stelle tengono sotto stretta sorveglian­za spread e mercati e si preparano ad arginare ulteriori oscillazio­ni. Nelle ultime settimane sottotracc­ia i legastella­ti hanno ripreso contatti con i differenti interlocut­ori internazio­nali. Bypassare — temporanea­mente — la struttura Ue per trovare sponde nei leader (nei Paesi europei) è la prima mossa sullo scacchiere.

L’idea è quella di tranquilli­zzare di persona i principali attori europei (anche sul reddito di cittadinan­za) e creare un asse da giocare, poi, sui tavoli di Bruxelles. Non a caso Luigi Di Maio ieri è volato in Germania — mentre in serata ha riunito il suo stato maggiore per un summit sul Def — e ha lanciato la sua mano tesa: «Ho apprezzato il fatto che sia il ministro dell’economia tedesco sia la Cancellier­a Angela Merkel non si siano intromessi nelle dinamiche attuali sulla legge di Bilancio». Conversand­o con i suoi il capo politico dei Cinque Stelle ha ribadito di essere «pronto a incontrare tutti» (Bce compresa), ricordando tuttavia: «Sì al dialogo ma non si arretra».

La linea della fermezza è condivisa anche da Matteo Salvini, che rimarca: «Noi andiamo avanti tranquilli, non esistono Piani B o marce indietro, siamo convinti che queste misure creeranno lavoro e ricchezza». E ancora: «Garantiamo che facciamo sul serio e che andiamo avanti sulla via della crescita, perché tutti gli investitor­i con cui sto e stiamo parlando hanno solo una preoccupaz­ione: che il governo salti e si vada a elezioni anticipate. Cosa che non vogliamo». Due posizioni che raffiguran­o una delle facce del governo, quella della risolutezz­a (specie con le istituzion­i Ue), mentre il premier Giuseppe Conte rappresent­a l’altro volto dell’esecutivo: mediatore nel caso di ulteriori lacerazion­i.

La discussion­e su mosse e strategie ferve nel governo, ma mentre il Movimento è granitico sulle posizioni prese la Lega è più riflessiva. E prova

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Conte mediatore Il premier pronto a entrare in campo come mediatore con Bruxelles

a gettare ponti. Tra deputati e senatori leghisti circola un principio assai condiviso: «Il debito pubblico italiano è certamente alto — spiega uno di loro —. Ma abbiamo anche una certezza: la Repubblica italiana non ha mai mancato di onorare i suoi impegni, semmai le fregature sono arrivate dal mercato, da Lehman a Banca Etruria». E dunque, prosegue il leghista, «di questo si dovrà tenere conto». Ma in che modo? «Beh, il risparmio italiano ammonta a circa 5.000 miliardi. Mentre le proprietà immobiliar­i ne valgono almeno 4.000. Il tutto, a fronte di un debito con l’estero di 780 miliardi». Come dire: il debito sottoscrit­to con gli investitor­i esteri «vale meno del 10 per cento del patrimonio. Da questo punto di vista, francesi e tedeschi sono più indebitati di noi».

Tra gli economisti c’è anche chi studia possibili argini da proporre per evitare situazioni potenzialm­ente esplosive. Claudio Borghi, ragionando con i suoi, spiega: «La soluzione vera che io vedo è quella di un cap sullo spread. E cioè, che la Bce sancisca che non possano esserci più di 150 punti di differenza tra titoli analoghi di due Paesi europei. Se vengono superati, interviene lei». E argomenta: «I 150 punti punirebber­o davvero il Paese che volesse essere indiscipli­nato e comprare i rubinetti d’oro: 150 punti rappresent­ano una sanzione superiore a quelle, peraltro mai erogate, dalla UE, ma eviterebbe che un Paese si trovi al centro di tempeste senza motivo». «Un progetto lo presentere­mo prima delle elezioni europee — sostiene Borghi — ma non sono convinto servirebbe parlarne agli attuali commissari».

Armando Siri, invece, prova a gettare acqua sul fuoco: «A me pare che si faccia una gran confusione tra aggiorname­nto del Def e il decreto fiscale. Perché francament­e è incomprens­ibile questo processo alle intenzioni, questa agitazione prima ancora che si conoscano i provvedime­nti del decreto. Ma quelli nessuno li conosce per il semplice motivo che li stiamo ancora preparando». Parole come schermi. La posizione è sempre quella attendista. Il muro dello spread a 400 punti base rimane lontano, ma l’attenzione nel governo è al livello di guardia.

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Dialogo Il premier Giuseppe Conte, 54 anni, ieri a Palazzo Chigi con il capo negoziator­e dell’ue per la Brexit del Regno Unito Michel Barnier, 67
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