I timori delle banche: colpiti nel patrimonio
Cade il valore in Borsa e gli istituti diventano potenziali prede. Doris (Mediolanum): lo spread indebolisce il capitale
Sono le banche le prime vittime del caro spread scatenato dai timori sulla tenuta dei conti pubblici italiani. Le indicazioni del governo su un deficit al 2,4% hanno fatto scattare le vendite di Btp, con lo spread arrivato a 306 punti, scatenando vendite sui bancari. Lo spread, facendo salire il costo del debito pubblico, svaluta i Btp e quindi «colpisce il patrimonio delle banche» che li hanno in portafoglio, dice Ennio Doris, presidente di Mediolanum. Inoltre «pesa anche la maggiore tassazione (per il taglio di alcune deducibilità, ndr), provocando così un effetto recessivo». «Questo è un punto debole, e spero il governo ne tenga conto», commenta il presidente del Fondo Salvastati (Esm), Klaus Regling.
Più le banche perdono patrimonio, meno valgono in Borsa. Così ieri il comparto ha perso il 3,71%, Banco Bpm a -6,5%, Ubi -4,9%, Unicredit -3,5%, Intesa Sanpaolo -3,2%, e la Consob ha fermato per oggi le vendite allo scoperto su Banca Ifis, che investe in npl. Le ragioni sono sia speculative sia strutturali. C’è innanzitutto un tema di sostanza: «Nella manovra mancano lo stimolo all’economia e le misure a favore delle imprese; è sbilanciata sulle spese», conclude Doris. La crescita italiana, che è metà di quella dell’eurozona da vent’anni ad oggi, «è un problema» che risale «alla mancanza di riforme convincenti», aggiunge Regling.
Lo spread oltre 300 punti significa poi che gli investitori danno per scontato un prossimo declassamento del rating dell’italia e inoltre, per chi specula vendendo allo scoperto, è ormai più economico prendere a prestito i titoli bancari che i Btp. Da qui la maggiore pressione sugli istituti, nonostante i punti di forza più volte rivendicati dai banchieri italiani: più capitale rispetto al 2011, meno crediti deteriorati, meno titoli di Stato in portafoglio, valutazioni molto basse (pari allo 0,58% del patrimonio). Ma è proprio questo aspetto che fa temere a molti che le banche possano finire preda di colossi esteri: secondo Credit Suisse con lo spread a 400 qualche banca potrebbe necessitare di aumenti di capitale. «Per ora non c’è allarme nelle banche e speriamo non ci siano problemi», commenta Lando Sileoni, della Fabi. «Come sindacato non tifiamo per il partito dello spread ma il governo deve essere responsabile».