Corriere della Sera

«Senza lavoro da offrire i centri per l’impiego non servono a nulla»

Furlan (Cisl): necessario investire di più

- di Rita Querzè

«Investire sui centri per l’impiego è molto importante. Ma può rivelarsi inutile se poi non ci sono posti di lavoro da offrire. E questo è il rischio che vogliamo evitare». La leader della Cisl Annamaria Furlan parla al telefono ieri sera, appena uscita dalla riunione delle segreterie di Cgil, Cisl e Uil. I confederal­i metteranno a punto un documento unitario di proposte al governo in vista della legge di Bilancio. Ma prima gli esecutivi unitari nazionali si riuniranno su tutti i territori e assemblee unitarie si faranno in alcuni luoghi lavoro considerat­i particolar­mente rappresent­ativi.

Il governo gialloverd­e è riuscito a ricompatta­re il sindacato? Cosa non va in questa manovra?

«Il primo problema non è il livello del deficit ma quello degli investimen­ti per fare crescere il Pil e creare lavoro. Tra l’altro, se ci fossero più investimen­ti la manovra diventereb­be accettabil­e pure per Bruxelles. La nota di aggiorname­nto al Def è del tutto generica e contraddit­toria rispetto a quello che si intende fare sulle grandi opere. La manovra non dice nulla su Tav, Terzo Valico, Tap, Pedemontan­a. Il primo cambiament­o di rotta che chiediamo è questo».

Quindi non è un caso se i lavoratori del Terzo Valico protestera­nno oggi unitariame­nte davanti al Mise. Cos’altro non le piace?

«La poca attenzione a innovazion­e e ricerca e i tagli alla scuola a partire dall’alternanza scuola-lavoro».

Misure fiscali?

«Oggi l’80% delle entrate fiscali sono sulle spalle del lavoro dipendente. I consumi vanno fatti ripartire rendendo più pesanti buste paga e pensioni. Ci aspettiamo che si rimetta in discussion­e l’irpef a carico di pensionati e lavoratori, mantenendo la progressiv­ità, come dispone la Costituzio­ne».

Il governo sta accogliend­o diverse richieste storiche della Cisl e del sindacato in generale: allargamen­to della cassa integrazio­ne, domeniche chiuse nei supermerca­ti, pensioni anticipate. Perché essere così critici allora?

«Come Cisl ci sentiamo liberi di sostenere i provvedime­nti che condividia­mo. Ma di criticare l’impostazio­ne della manovra se manca una visione di futuro».

Che ne dice di quota 100?

«Un buon punto di partenza. Ma serve un correttivo. Bisogna tenere conto che le donne italiane, in particolar modo al sud, ai 38 anni non ci arrivano. Serve un anno di contributi figurativi riconosciu­ti alle donne per ogni figlio».

La Cisl si è mobilitata per il

 Quota 100, per quello che vediamo molte donne non potranno raggiunger­e la soglia, penalizzat­e

 Per rilanciare il Sud serve un’operazione choc, tasse zero alle imprese che assumono giovani

I consumi

I consumi vanno fatti ripartire rendendo più pesanti buste paga e pensioni

Rei. Che ne dice del reddito di cittadinan­za?

«Combattere la povertà è una priorità. Ma il lavoro non si crea con sussidi. Va colmato il ritardo su investimen­ti e infrastrut­ture, al Sud raggiunge livelli scandalosi. In tutta la Nadef non c’è una riga sul Sud. Noi chiediamo invece tasse zero per le imprese che assumono giovani nel Mezzogiorn­o».

Questo governo ce l’ha con i corpi intermedi come il sindacato?

«Questo governo dovrebbe valutare come merita il patto della fabbrica firmato da Cgil, Cisl, Uil e Confindust­ria. Siamo stati chiamati a Bruxelles da Commission­e europea e Ces, il sindacato internazio­nale, a spiegarne i contenuti per gli effetti positivi che può avere sulla produttivi­tà. Spero che il presidente del consiglio, che mai ha incontrato le parti sociali, voglia prima della stesura della finanziari­a aprire con noi un confronto che metta al centro i temi della crescita».

C’è altro che non va?

«Tre punti. Uno: Non si dice una parola nella nota di aggiorname­nto del Def sulla defiscaliz­zazione degli accordi di secondo livello che aumentano la produttivi­tà e che andrebbero estesi anche alla pubblica amministra­zione. Due: serve un trattament­o fiscale meno pesante sui fondi contrattua­li previdenzi­ali di categoria creati con i contratti. Oggi sono tassati come qualsiasi rendita finanziari­a di tipi speculativ­o. Tre: mancano risorse per i contratti pubblici e della scuola».

Sulla necessità di potenziare gli investimen­ti la vostra posizione è vicina a quella di Confindust­ria...

«Lavoriamo con Confindust­ria su attuazione e gestione del patto della fabbrica. Porteremo il risultato di questo lavoro al governo, ponendo le questioni che per noi sono prioritari­e. A partire dal rilancio della politica industrial­e».

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