Diecimila euro di Btp acquistati a maggio ora ne valgono 8.500
Sale lo spread Btp-bund oltre la soglia dei 300 punti (ieri la chiusura è stata di 306) e il rendimento del decennale italiano vola verso il 3,6% (3,57%), ai massimi da febbraio del 2014. Ma che cosa significano, concretamente, questi numeri?
Il calo
La perdita per chi a maggio di quest’anno avesse acquistato un controvalore di 10 mila euro di Btp a dieci anni è considerevole: circa 1.500 euro. Cerchiamo di capire. A inizio maggio il Btp con scadenza 2028 quotava circa 140, un valore largamente superiore al valore di rimborso (alla pari) cresciuto nel tempo grazie al calo dei rendimenti. Ma nel momento in cui lo spread fra Btp e Bund ha cominciato ad aumentare (da 130 punti di inizio marzo agli oltre 300 attuali) i rendimenti del Btp sono cresciuti vorticosamente, passando dal 2% di maggio al 3,6% di ieri. Poiché le quotazioni di un titolo già emesso (a un tasso fisso, poniamo, dell’1,5%) sono inversamente proporzionali al rendimento di mercato corrente (che sale o scende ogni giorno) ecco che i prezzi di mercato dei Btp a dieci anni hanno cominciato a precipitare via via che il rendimento cresceva.
La regola del 7%
Si calcola che per ogni punto percentuale di aumento dei rendimenti, i Btp a dieci anni perdano il 7% del loro valore. Ieri, a fronte a un rendimento molto alto che sfiora il 3,6% (il Bund a 10 anni offre appena lo 0,53%) le quotazioni dei Btp a 10 anni hanno toccato un minimo di 119. Il calo, rispetto al valore di 140 di inizio maggio è pari al 15%. In pratica diecimila euro investiti in Btp appena 4 mesi fa sono diventati 8.500 ai prezzi di mercato attuali. Non subisce, invece, questa perdita chi decide di mantenere i titoli in portafoglio fino alla scadenza naturale.
Le occasioni
Le nuove quotazioni (e gli attuali rendimenti) dei Btp potrebbero a questo punto invogliare gli acquirenti. Comprare oggi diecimila euro di Btp significa ottenere un rendimento lordo di circa il 3,6%, e netto superiore al 3%. Ma se lo spread tra il Btp e il Bund dovesse salire ancora ecco che la nuova «cedola», insieme al valore del titolo, verrebbero «divorati» dal meccanismo di un possibile nuovo rialzo dei rendimenti.
I mutui
L’aumento dello spread rischia di pesare, in futuro, anche sulle rate dei mutui. Non tanto quelli a tasso fisso (e neppure quelli a tasso variabile, che hanno come parametro di riferimento il tasso euribor, oggi ancora negativo) quanto sui prestiti nuovi. È probabile, infatti, che nei prossimi mesi le banche, di fronte a condizioni di mercato per loro più difficili, possano aumentare il «premio» aggiuntivo rispetto al tasso di riferimento (fisso o variabile). E le rate, sia per i mutui a tasso fisso che per i prestiti a tasso variabile, in questo caso salirebbero.