«No a risposte nazionali» Lo strano G6 degli assenti nel gelo tra Italia e Francia
Mattarella: in 100 anni, 26 milioni di nostri espatriati
«Quando si è responsabili politici non si scelgono gli interlocutori», dice il premier francese Édouard Philippe sulle scale della prefettura di Lione, dove di lì a poco accoglierà il vicepremier italiano Matteo Salvini, autore di frequenti attacchi verbali verso la Francia e il presidente Emmanuel Macron. Questo è il clima di uno strano vertice G6 dedicato a immigrazione e terrorismo, dove si riuniscono i ministri dell’interno dei maggiori Paesi europei (Germania, Francia, Regno Unito, Italia, Spagna, Polonia) più all’ultimo momento quello del Marocco, e dove una frase di solito riservata agli avversari più ostici viene usata per il rappresentante di un Paese tradizionalmente molto vicino. Un vertice dove, passata la lite italo-tedesca a proposito dei charter di migranti, il ministro dell’interno della Germania Horst Seehofer diserta la riunione — domenica prossima ci sono le cruciali elezioni in Baviera — sostituito dal vice Stephan Mayer, e dove il Paese che organizza il vertice dei ministri dell’interno è senza ministro dell’interno.
Se la riunione si tiene a Lione è perché così voleva Gérard Collomb, che da numero 2 del governo aveva scelto la sua città. Con un colpo di scena che ha messo in crisi il sistema di potere di Macron, una settimana fa Collomb si è dimesso dal dicastero dell’interno per tornare a Lione, sì, ma da sindaco. Il risultato è che ieri sera, mentre aspettava Salvini, il premier Philippe è stato costretto a chiarire che «il ministro dell’interno, nel momento in cui parliamo, sono io», alla vigilia di un rimpasto governativo importante e decisivo per le sorti della presidenza Macron.
In questo clima, Philippe ha ricordato a proposito di Salvini che «io uso raramente le stesse parole, lo stesso vocabolario. Ma questo non mi impedisce di essere a mia volta diretto e franco nel corso della discussione». Il premier e ministro ad interim ha ribadito la posizione della Francia: «Al di là degli atteggiamenti, la questione dell’immigrazione non può trovare una risposta nazionale». E quanto alla nave Aquarius, «potrà tornare a navigare appena avrà trovato una nuova bandiera (dopo quella di Panama, ritirata, ndr). A questo proposito ricordo che tutti i Paesi sono tenuti a rispettare il diritto internazionale marittimo», un’altra stoccata all’italia che si era rifiutata di accogliere l’aquarius nonostante fosse «il porto sicuro più vicino».
Poco dopo Philippe ha accolto con il sorriso il ministro Salvini, che era dato in ritardo ma invece è arrivato prima del viceministro tedesco. Alla cena, incentrata sulla questione dell’immigrazione, Salvini è stato fatto accomodare tra il tedesco Mayer e l’inglese Sajid Javid. Poco prima sul tema si era espresso il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ricordando che «in circa 100 anni, tra il 1876 e il 1975, sono emigrati dall’italia quasi 26 milioni di italiani. Una nazione fuori dalla nazione». Questa mattina grande esercitazione antiterrorismo allo stadio di Lione e colloqui bilaterali prima della conferenza stampa di oggi pomeriggio nella quale si capirà se il vertice, al di là degli imbarazzi, ha raggiunto qualche risultato.
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Le stoccate
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