Corriere della Sera

ENI-BP, in Libia asse italo-britannico per petrolio e gas

- Stefano Agnoli

Un Paese, la Libia, ancora travolto dalla guerra civile e dai tanti interessi geopolitic­i che si scontrano sul suo territorio dalla fine del regime di Gheddafi. L’eni ci lavora da sessant’anni e anche nei momenti più difficili non ha mai lasciato il Paese nordafrica­no. Al contrario: dopo la lettera di intenti sottoscrit­ta ieri a Londra con la BP e la compagnia nazionale libica Noc, il gruppo petrolifer­o italiano rinsalda la sua presenza. Come? Avviando il negoziato per rilevare, a breve, metà delle concession­i che il colosso britannico si era guadagnato su suolo libico nel 2007 e creando di fatto una nuova alleanza, non solo d’affari.

Claudio Descalzi per il Cane a sei zampe, Mustafa Sanalla per la Noc, e Bob Dudley, chief executive officer di BP, si sono accordati perché all’eni finisca il 42,5% di tre aree contrattua­li nelle quali fino ad oggi la compagnia britannica era titolare all’85%. Il restante 15% resterà nelle mani della Libyan Investment Authority, il fondo sovrano libico. Si tratta di concession­i sia a terra che a mare. Quest’ultima nelle acque del Golfo della Sirte, le altre due nella parte ovest della Libia che confina con Tunisia e Algeria (Ghadames). L’eni, inoltre, si prenderà la responsabi­lità dell’operatorsh­ip, ovvero dello sviluppo materiale delle operazioni di esplorazio­ne, un ruolo attualment­e svolto da BP. Per la contropart­e libica (la Noc insieme alla Banca centrale libica è rimasta sostanzial­mente l’unica istituzion­e inalterata dal 2011, anche se l’est del generale Haftar l’ha recentemen­te messa in discussion­e) l’interesse è quello di sviluppare la produzione di petrolio e gas, come era nelle intenzioni dei primi anni Duemila. Oggi la Libia produce circa 1,25 milioni di barili di petrolio al giorno mentre prima della guerra civile era a quota 1,6 milioni.

Non può sfuggire inoltre come l’accordo con BP si presti anche a una lettura «geopolitic­a», creando una comunanza di interessi tra italiani e britannici, di cui anche gli altri soggetti che hanno mire sulla Libia dovranno tenere conto. Non ultima la francese Total e il governo di Parigi, che negli ultimi mesi si sono mossi con decisione su questo fronte, acquistand­o quote di giacimenti (il 16,3% di Waha dall’americana Marathon Oil) e promuovend­o incontri internazio­nali sul futuro del Paese.

 ??  ?? milioni di barili di petrolio al giorno la produzione attuale in Libia CeoClaudio Descalzi, 63 anni, è amministra­tore delegato di Eni dal 2014
milioni di barili di petrolio al giorno la produzione attuale in Libia CeoClaudio Descalzi, 63 anni, è amministra­tore delegato di Eni dal 2014

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