E Ronconi volle solo donne in scena: molte en travesti (evitando la censura)
Era il 31 marzo 1970 quando andò in scena con rilevante ritardo (come scrisse con understatement Raul Radice sul «Corriere», ma ci fu il rischio che tutto saltasse) La tragedia del vendicatore, 12ma regia dell’ex attor giovane di Tè e simpatia Luca Ronconi, reduce dal trionfo dell’orlando furioso, nella storica serata in Piazza del Duomo. Certo la truce, cinica, amorale Tragedia non era spettacolo adatto per il pubblico milanese del Nuovo, pur abituato a scandali (la prima e unica recita di Arialda) e stupito nel vedere in scena solo donne, 20 attrici, molte in abiti maschili, pronte ad ubbidire a una geniale, illuminata stravaganza (che rifarà poi in Ignorabimus) del regista
allora 37enne attratto dalle esasperazioni metaforiche, ironiche, simboliche, espressioniste, ambigue e surreali di Cyril Tourneur. Era infatti questa la prima attribuzione del misterioso testo elisabettiano, oggi messo invece sul conto di Thomas Middleton, autore con cui Ronconi iniziò a far regìa con I Lunatici, mentre in seguito avrebbe allestito Peccato che sia una sgualdrina di Ford, portando al massimo dei paradossi le convenzioni di quella drammaturgia.
Pregiato comun divisore, lo specchio deformante nei confronti di una realtà senza scampo dove tutti si oltraggiano, si sbudellano e tradiscono. «Vero, incominciammo tardi — ricorda Ottavia Piccolo che era nel cast con Mariangela Melato, Paola Gassman, Edmonda Aldini ma almeno conservava il suo sesso — perché era crollata e continuò a crollarci addosso la scena di Uberto Bertacca che andava ricostruita a vista. Posso dire? Noi ragazze, allora questa era l’anagrafe, ci siamo divertite