Sinloc, i consulenti dell’impatto sociale del terzo settore
L’immagine è quella di un cruscotto: «Nessuno salirebbe mai su una macchina che non ce l’abbia», dice Antonio Rigon, amministratore delegato di Sinloc. «Allo stesso modo — spiega — nessuna società dovrebbe affrontare progetti o investimenti senza confrontarsi con dati e informazioni utili al proprio viaggio». Specialmente se si parla di fondazioni o di imprese sociali che hanno, adesso, per legge l’obbligo di presentare una valutazione dell’impatto sociale e culturale del proprio operato. È anche di questo che si occupa Sinloc, società di consulenza e investimento nata negli anni ’90 che conta nel proprio azionariato dieci delle principali fondazioni bancarie italiane, tra cui la Fondazione Cariparo e la Compagnia di San Paolo. La società guidata da Rigon fornisce valutazioni ex ante ed ex post degli interventi in campo sociale e culturale, grazie a una divisione del gruppo basato a Padova, creata qualche anno fa a supporto proprio del terzo settore. «Una divisione che — precisa il manager — ha subìto una netta accelerazione con la riforma entrata in vigore lo scorso anno che prevede una sorta di due diligence per le imprese sociali, per valutare gli impatti economici e sociali del proprio operato. Stessa cosa per le fondazioni sottoposte al protocollo Acrimef». Certo, quantificare e parametrare dati simili non è semplice: come si fa a valutare le potenzialità di un progetto in campo culturale come per esempio una mostra? «È qui che sta il discrimine tra chi sa leggere e interpretare i dati intangibili, calandoli nel contesto e chi no — precisa Rigon—. Anche per questo affianchiamo al nostro lavoro quello della Fondazione Zancan, che da sempre valuta l’impatto sociale di vari progetti virtuosi».
Codificare parametri come il welfare o le ricadute lavorative di un progetto su un territorio significa renderle replicabili e (potenzialmente) migliorabili. Come? «Con un approccio multidisciplinare. Ad una mostra, per esempio, possiamo applicare una travel cost analysis, con cui valutare non solo il Pil del progetto ma anche i suoi benefici culturali, sociali, occupazionali. Con l’obiettivo di migliorare in prospettiva, con un’analisi anche qualitativa, le potenzialità di un territorio».