Corriere della Sera

Mattarella al governo: no a scontri inutili con la Ue M5S diviso sulle cifre

Castelli apre a modifiche: «Verificher­emo passo passo»

- di Marzio Breda e Alessandro Trocino

ROMA «Permettete­mi di darvi un consiglio: di questi tempi è importante tener aperto il dialogo con l’unione europea. Insomma, meglio evitare scontri che non aiutano». È con queste parole che il presidente della Repubblica ha congedato ieri i suoi ospiti al Quirinale. Mezzo governo: dal premier Conte ai vicepremie­r Salvini e Di Maio, con i ministri degli Esteri Moavero, della Giustizia Bonafede, della Difesa Trenta, dell’economia e Finanze Tria e degli Affari europei Savona, con il sottosegre­tario a Palazzo Chigi Giorgetti.

Una colazione di lavoro come se ne fanno sempre, alla vigilia di un Consiglio europeo. Se non che, stavolta, dopo una settimana di passione per Borse e mercati, c’era chi veicolava l’idea che l’incontro avesse di per sé il carattere di un gabinetto di guerra sulla manovra: per correggerl­a, si giurava, e magari preparare trincee contro gli assalti dello spread. Nulla di più lontano dalle intenzioni di Sergio Mattarella, che voleva solo approfondi­re con l’esecutivo l’agenda del vertice di Bruxelles, previsto per martedì prossimo. Un’agenda dominata da temi economici molto delicati per l’eurozona, come l’unione bancaria, ormai rovente. Ma con parecchie altre incognite anche sulle questioni rimaste in sospeso sul versante della Brexit e su quello delle migrazioni, dominato dall’urgenza di revisionar­e il Trattato di Dublino e di approntare un nuovo piano Frontex.

C’era dunque già molta carne al fuoco, per quanto sia scontato che gli interrogat­ivi sui conti pubblici abbiano comunque aleggiato nella conversazi­one. Il governo sa perfettame­nte come la pensa il capo dello Stato al riguardo, e non c’era quindi bisogno di ulteriori approfondi­menti e confronti. Come non ne sono venuti dalla sortita di Matteo Salvini, che a un certo punto si è vantato del successo raccolto presso altri colleghi della Ue per le nostre politiche sui migranti.

E se il dialogo con l’europa è la via maestra indicata dal Colle, il vicolo cieco che i 5 Stelle rischiano di imboccare è invece quello dei mercati. Le paure di una molteplice bocciatura da parte delle agenzie di rating si sono intensific­ate con i preavvisi di taglio lanciati da Fitch e Moody’s. E che ci sia qualcosa da aggiustare lo fanno capire anche esponenti di punta dei 5 Stelle, come la viceminist­ra del Mef Laura Castelli: «La legge di bilancio? Bisognerà verificare come va avanti. Nessuno ha la sfera di cristallo, bisogna controllar­e passo passo se le politiche messe insieme funzionano».

I risparmi

Ai ministri 5 Stelle la richiesta di risparmi per un miliardo: colpita soprattutt­o la Difesa

Nel frattempo, la Castelli e Di Maio hanno diramato un avviso ai titolari dei dicasteri, preannunci­ando tagli per almeno un miliardo di euro. Notizia che ha provocato un diffuso malumore. A pagare le spese della nuova austerity richiesta dalla legge di bilancio, sarà innanzitut­to il ministero della Difesa. Già qualche giorno fa Di Maio se l’era presa con la ministra Elisabetta Trenta, considerat­a troppo autonoma, spiegandol­e che i 500 milioni previsti per l’acquisto di missili non erano più a disposizio­ne. Altri 500 saranno trovati tagliando spese nei ministeri delle Infrastrut­ture, della Giustizia e della Salute. Anche di questo si è parlato ieri sera nella riunione tra i ministri e Di Maio. «Tutti dobbiamo fare sacrifici» ha spiegato il vicepremie­r ai responsabi­li dei ministri, incassando qualche mugugno, ma anche la consapevol­ezza che su questa partita si gioca la sopravvive­nza del governo.

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