Corriere della Sera

«Ragazzi, io ho perso il mio Igor non sfidate da soli i vostri limiti»

Il papà del 14enne soffocato per una prova di coraggio vista sul web

- di Ramon Maj

Ramon Maj è il papà di Igor Maj, il 14enne milanese che il 6 settembre è morto soffocato da una corda da roccia. Il ragazzino aveva visto un video in Rete di sfide pericolose per adolescent­i. Ieri Ramon ha incontrato gli studenti a Bergamo, ecco le sue parole.

Aquattordi­ci anni sei un po’ leone e un po’ bambino. Cerchi il brivido della sfida, le prove di coraggio. Poi però vai dalla mamma o dal papà, e ti rannicchi un po’ con loro. Hai bisogno di scatti in avanti e di pause, di indipenden­za e di affetto. Igor era così, il nostro leone, il nostro leoncino cui cominciava ad apparire la criniera. Un bellissimo ragazzino biondo che amava la vita. E noi, adesso, non sappiamo come raccontarl­a, questa sua storia che si è bruscament­e interrotta.

Nostro figlio era irrequieto e vivace, era bravo a scuola e faceva tanto sport. Arrampicav­a in montagna con noi, la famiglia, e faceva le gare con la sua squadra. Non passava molto tempo al computer. Come tutti voi aveva un telefonino. Era uno degli ultimi giorni della vacanza d’estate, a pranzo doveva andare dalla nonna e per il pomeriggio era già d’accordo per andare con gli amici agli allenament­i. In un momento in cui era da solo a casa ha cercato su Youtube due parole: «sfida-ragazzi». Le ha cercate per diversivo, con leggerezza, senza pensare chissà che. Internet a volte risuona come le sirene di Ulisse. Nel suo caso è partito un video, «5 Challenge pericolosi­ssime che gli adolescent­i fanno», «Ci sono moltissimi giochi che diventano virali e di tendenza — diceva la voce —. Senza usare un po’ di testa, si rischia di finire molto male». Sottinteso: tu che hai la testa, puoi sfidare il limite. Ce la fai.

L’ultima sfida era una sorta di «gioco» al soffocamen­to. Probabilme­nte ne aveva sentito parlare, forse qualcosa sapeva già o circolava tra gli amici, probabilme­nte ha cercato le «istruzioni» e ha provato, convinto di poter controllar­e tutto con la sua forza e le sua intelligen­za. Una cazzata. Una cazzata che gli è costata la vita. È cosi che è morto Igor, appeso, per colpa di un inganno online. Strangolat­o da una corda. Una di quelle che in arrampicat­a servono per salvarsi la vita.

Voi sapete meglio di me che tutti gli adolescent­i hanno necessità di mettersi alla prova, sfidare in qualche modo le autorità, i genitori e sopratutto il pericolo, per sancire il passaggio all’età adulta. Nelle comunità arcaiche questa necessità veniva sancita in modo ufficiale tramite i riti di iniziazion­e. Il rito «pubblico» permetteva di canalizzar­e la sfida al pericolo e la preparazio­ne ad esso veniva in qualche modo «gestita» e soprattutt­o condivisa tra gli adolescent­i e gli adulti. Oggi voi ragazzi siete più autonomi nell’inventarvi le vostre strade, il vostro personale modo di mettervi alla prova per darvi l’evidenza di essere diventati grandi. Ma in questa ricerca rischiate di essere tratti in inganno da Il confronto Cercate quello reale di un amico e non confondete il web con un compagno, sarà lui a confondere voi

uno strumento per tanti aspetti utilissimo ma per alcuni insidioso, il web.

Il web è uno strumento non-bilaterale, voi, noi riceviamo informazio­ni ma senza un confronto diretto e dialettico con altri come succede in un gruppo. Dal web traiamo informazio­ni, idee e concetti che passano a senso unico e spesso chi le riceve, in quel momento, è solo e le elabora a modo suo, senza avere accesso ad altri punti di vista.

Nel gruppo magari vedi che tutti si tirano indietro e ti fai delle domande, allora chiedi, valuti ascolti i pareri e magari ti «basta» essere quello che «per ultimo» dice di no. Certo ci sono anche dinamiche negative nel gruppo, il lasciarsi tirare dentro, ad esempio, ma comunque esiste l’aspetto fondamenta­le della dialettica; si parla, si ragiona ci si guarda negli occhi e ci si confronta.

Igor, come voi, amava le sfide ed io, appassiona­to di montagna e arrampicat­a, cercavo di canalizzar­e questa sua necessità in questo sport. Erano poche le cose che riuscivano a spaventarl­o e a frenare il suo desiderio di esplorazio­ne e di messa alla prova dei suoi limiti. Potremmo dire che aveva una alta soglia di paura ma soprattutt­o aveva una paura razionale, ragionata. Ad esempio non aveva paura del buio, ma che il buio lo facesse inciampare. In arrampicat­a non aveva paura di cadere, vista la presenza della corda di assicurazi­one, ma valutava che non ci fossero ostacoli/ pericoli derivanti dalla caduta. Questo ha forse esasperato in lui quell’aspetto che molti ragazzi hanno alla vostra età, quando la voglia di sfidare il pericolo è così alta da far dimenticar­e tutto il resto e nutrire l’illusione di essere quasi onnipotent­i, soprattutt­o se il singolo valuta azioni e pericoli seguendo un ragionamen­to che è senza dialettica e contraddit­torio, cioè da solo. Perché alla vostra età si ha spesso la tendenza a ragionare sulle sequenze di eventi come se fosse il gioco dell’oca, una ca- sella dopo l’altra secondo la succession­e che avete stabilito nella vostra mente, senza considerar­e gli imprevisti. In realtà ad ogni casella le cose possono andare come le avete pensate oppure in altri modi, ci sono sempre più possibilit­à e questo si impara con il confronto e l’esperienza.

Ad Igor non erano «negate» le sfide e le cose strane, però le ragionavam­o assieme. Che si trattasse di tuffi da qualche scoglio alto oppure costruire qualcosa (un arco, una balestra), provare a fare esprimenti con fuochi d’artificio o fumogeni. Io non gli ho mai negato/proibito di farle, però l’ho sempre indirizzat­o sul come farle e sul non farle da solo e pensavo (evidenteme­nte sbagliando) che lui avesse capito, che avesse gli strumenti per valutare. E invece proprio la cosa più pericolosa l’ha fatta da solo, senza chiedere e senza confrontar­si e l’ha sbagliata. È stato molto stupido e molto sfortunato. Il risultato è che lui non c’è più, ha distrutto il suo futuro e tutta la nostra famiglia che non sa come andare avanti.

Tutto questo non ve lo dico per indurvi a spegnere il vostro bisogno di sfidare la paura, perché è quello che anima ogni uomo. Il messaggio che voglio darvi è: non affrontate­lo da soli. Cercate il confronto reale con un amico, con un gruppo, persino con un rivale, ma non restate soli. E non confondete il web con un compagno, perché sarà solo lui a confondere voi.

 ??  ?? In parete Igor Maj era un bravo arrampicat­ore: andava a scalare con il padre Ramon e con gli amici della squadra in cui si allenava. Era un adolescent­e come tanti, aveva il suo cellulare e usava il computer, ma non stava sempre davanti a uno schermo. Frequentav­a gli amici e conduceva una vita normale. Prima di morire, aveva cercato su Youtube le parole «sfidaragaz­zi»
In parete Igor Maj era un bravo arrampicat­ore: andava a scalare con il padre Ramon e con gli amici della squadra in cui si allenava. Era un adolescent­e come tanti, aveva il suo cellulare e usava il computer, ma non stava sempre davanti a uno schermo. Frequentav­a gli amici e conduceva una vita normale. Prima di morire, aveva cercato su Youtube le parole «sfidaragaz­zi»

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