Corriere della Sera

Pensioni, Boeri attacca. Lite con il governo

«Con quota 100 sistema a rischio». Salvini: lasci e si candidi. L’ipotesi di finestre trimestral­i

- Andrea Ducci

ROMA Ormai non si contano le richieste di dimissioni all’indirizzo di Tito Boeri, presidente dell’inps. Ieri l’ennesima puntata. A invitare nuovamente il titolare dell’istituto per la Previdenza sociale a farsi da parte è il vicepremie­r Matteo Salvini. Il messaggio è inequivoca­bile: «Invito il dottor Boeri, che difende la sua amata legge Fornero, a dimettersi dalla presidenza dell’inps e a presentars­i alle prossime elezioni, chiedendo il voto per mandare la gente in pensione

 Boeri deve rassegnars­i: l’indirizzo politico del governo lo decidono i cittadini, non i tecnici I deputati M5S

a 80 anni». La ruvidezza è la medesima utilizzata da Salvini in un precedente scontro con Boeri sul tema immigrazio­ne, con puntuale richiesta di dimissioni.

Una dinamica identica a quando l’altro vicepremie­r del M5S, Luigi Di Maio, ha evocato il licenziame­nto del presidente dell’inps, colpevole di avere bocciato il decreto Dignità. L’abito mentale e il linguaggio accademico di Boeri sono, d’altra parte, inconcilia­bili con gli obiettivi politici Fuori dall'aula Il presidente dell’inps Tito Boeri, 60 anni, ieri a Roma mentre esce dalla Camera dopo l'audizione in commission­e

(Imagoecono­mica) dell’attuale maggioranz­a. La riprova nell’intervento al Senato di ieri, durante il quale ha seppellito la scelta di indebolire la legge Fornero e di introdurre quota 100. «Non possiamo esimerci — ha osservato Boeri — dal lanciare un campanello d’allarme riguardo la scelta di incoraggia­re più di 400 mila pensioname­nti aggiuntivi mentre si avviano al pensioname­nto le generazion­i dei baby boomers e il numero dei contribuen­ti si assottigli­a».

Boeri punta il dito verso il meccanismo che con 62 anni di età e 38 di contributi consente di lasciare il lavoro. Sono fattori che portano a «un incremento del debito pensionist­ico destinato a gravare sulle generazion­i future nell’ordine di 100 miliardi». Più che un campanello una bomba alle orecchie di Salvini, che argomenta: «Lui ignora un elemento minimo di buon senso: se noi mandiamo in pensione 400 mila italiani si liberano 400 mila posti e tanti imprendito­ri assumerann­o giovani per coprire una parte di questi». Anche M5S contesta Boeri: «L’indirizzo politico del governo lo decidono i cittadini, non un organismo tecnico».

Intanto prende corpo la scelta di far partire la riforma con la quota 100, adottando il sistema delle finestre, che potrebbero essere trimestral­i. Se così fosse la prima finestra di uscita verso la pensione dovrebbe scattare ad aprile.

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