Spia cinese arrestata, sale lo scontro «Pechino ruba le conoscenze Usa»
L’agente Xu accusato di sottrarre segreti aeronautici. Possibile incontro Trump-xi
WASHINGTON Spionaggio industriale, manovre militari, guerra commerciale. Lo scontro, politico ed economico, tra Stati Uniti e Cina è ormai sistematico. Donald Trump, che finora si è mosso con aggressività su tutto il fronte, dai dazi alla cyber-sicurezza, adesso prova a rilanciare il dialogo diretto con il presidente cinese Xi Jinping. Secondo il Wall Street Journal, i due leader si vedranno alla fine di novembre a Buenos Aires, a margine del G20 tra capi di Stato e di governo. Larry Kudrow, consigliere economico alla Casa Bianca, ha commentato con una mezza conferma: «L’incontro è possibile».
La strategia di Trump, però, resta invariata: l’apertura al dialogo non significa allentare la pressione. Tutta l’amministrazione è mobilitata e, a differenza di quanto accade nei confronti della Russia, agisce compatta.
L’ultimo esempio è l’arresto di Yanjun Xu, vice direttore del ministero per la Sicurezza statale, la principale entità dei servizi segreti cinesi. L’agente di Pechino è accusato di aver cercato di rubare informazioni industriali riservate a diverse società americane, tra le quali la General Electric Aviation, che ha sede a Cincinnati, in Ohio. L’azienda produce motori e altre componenti destinate anche ai jet militari acquistati dal Pentagono. Materiale «sensibile», dunque. Secondo la Procura di Cincinnati, Yanyun Xu ha iniziato a ronzare intorno alla Ge Aviation nel marzo 2017. Il funzionario era riuscito a portare alcuni dirigenti della società in Cina, organizzando incontri con gli scienziati della Nanjing University of Aeronautics e Astronautics. Gli ospiti beneficiavano della migliore ospitalità orientale: grandi alberghi, banchetti con cibi e vini ricercati. Tutto spesato, naturalmente.
A un certo punto Xu identifica una fonte interna alla Ge Aviation che può rivelarsi preziosa. La corrispondenza tra i due diventa più fitta, la spia cinese ottiene qualche primo dettaglio su progetti sofisticati. Il nome del dipendente della multinazionale non compare nell’atto di incriminazione. Ma è stato lui a mettere sull’avviso l’fbi. Xu e il tecnico della Ge Aviation si sarebbero dovuti vedere in Belgio. Il primo aprile scatta la trappola: l’agente cinese viene arrestato e martedì 9 ottobre viene estradato negli Stati Uniti, su richiesta del Dipartimento di Giustizia.
Il governo di Pechino respinge ogni addebito, sostenendo che Washington stia esagerando e strumentalizzando il caso. Ma John Demers, il capo della divisione Sicurezza nazionale nel Dipartimento di Giustizia, osserva: «Questo non è un incidente isolato. Fa parte di un piano complessivo messo in campo dalla Cina per rubare i frutti delle nostre conoscenze». Nell’agosto scorso, ricorda il New York Times, l’fbi arrestò un dipendente della General Electric che aveva provato a trasferire formule tecnologiche a imprese cinesi.
A Washington lo spionaggio industriale viene considerato l’aspetto più visibile di un’ampia offensiva per danneggiare gli Usa.
Il 26 settembre scorso, Trump, intervenendo nella riunione del Consiglio di sicurezza Onu, accusò il governo cinese di aver condotto «attacchi informatici» per interferire nelle elezioni di midterm in programma il 6 novembre. «A Pechino non vogliono che io vinca», disse. Quell’insinuazione non ha poi avuto seguito. Ma certamente ha contribuito ad aumentare le tensioni già portate al massimo dalla guerra sui dazi.
Trump è convinto di poter costringere i cinesi a trovare un accordo commerciale su basi più favorevoli. Ecco perché starebbe moltiplicando le aree di crisi per presentarsi con una posizione negoziale più forte all’appuntamento con Xi. Tuttavia lo stesso Trump è sotto stress. Il nervosismo di Wall Street è collegato anche al rischio di un’escalation con Pechino.
La trappola
Lo 007 è stato attirato in Belgio per una riunione: estradato negli Stati Uniti