Corriere della Sera

«Mensa troppo cara per noi» I bimbi stranieri pranzano soli

Lodi, 318 famiglie penalizzat­e dal Comune. I malumori dei presidi

- Dall’inviato a Lodi Alessandro Fulloni

«M amma, ma perché io non posso più mangiare a scuola con i miei compagni di classe?». Zeyad ha 10 anni ed è un bambino di origine egiziana dall’aria vispa. Questa domanda l’ha posta più volte alla madre, Marwa, 33, occhi verdi sotto l’hijab. La sua prima risposta — «perché subito non sapevo cosa dirgli» — è stata questa: «Ne parliamo più avanti». Ma Zeyad ha insistito. Marwa allora gli ha spiegato che «il sindaco ha cambiato il regolament­o che disciplina la mensa. Per noi stranieri ora costa troppo. E non possiamo più permetterc­elo». Siamo a Lodi, provincia lombarda stretta tra Milano, Adda e Po. Qui molti scolari che non fanno parte della Ue — asiatici, africani e sudamerica­ni — non possono più mangiare nel refettorio di materne ed elementari: pranzano a casa per rientrare in classe nel pomeriggio, visto che fanno tutti il tempo pieno. O addirittur­a (almeno in due casi) in aule separate (per via delle norme sanitarie che vietano mescolanza di cibi preparati a casa) da quelle in cui stanno i loro compagni di classe italiani. E poi la surreale situazione limite: con lo yogurt che può essere servito, durante la ricreazion­e, solo agli italiani e non agli stranieri che non ne hanno più diritto.

In sintesi: la questione — che investe almeno 318 famiglie straniere — nasce perché nel novembre 2017 il Comune a guida leghista — il primo cittadino si chiama Sara Casanova, architetto di 41 anni — ha approvato una delibera (i cui effetti sono in vigore da un mese, con il nuovo anno scolastico) che disciplina i servizi socio-assistenzi­ali, tra cui quelli scolastici come la mensa e lo scuolabus. Vi si legge che i lodigiani che volessero ottenere eventuali agevolazio­ni devono presentare la documentaz­ione Isee (quella sugli aiuti alle famiglie) compilando un modulo che prevede l’autocertif­icazione. Ma per gli extracomun­itari c’è pure l’obbligo dell’attestato rilasciato dal consolato del loro Paese d’origine in cui si attesta che, a casa loro, non posseggono nulla. Un’aggiunta «anti-furbetti» è la motivazion­e. Chi non ha questo documento dalla fascia Isee più Corteo

La protesta delle famiglie extracomun­ita -rie degli scolari iscritti alle materne ed elementari di Lodi, il 29 settembre bassa viene catapultat­o in quella più alta. Dai due euro giornalier­i a pasto si passa a cinque. Mentre lo scuolabus si alza da 90 euro trimestral­i a 210 euro. Una mazzata per le famiglie numerose. I più rinunciano a mensa e trasporto, arrangiand­osi, mangiando a casa e accompagna­ndo e riprendend­o i figli a scuola almeno quattro volte al giorno: a piedi o in bici.

Latifa Gabsi, mediatrice culturale italosiria­na che si occupa di assistere le famiglie, parla degli impossibil­i passaggi amministra­tivi necessari: «Almeno cinque o sei e all’estero: comuni, prefetture, traduttori giurati delle ambasciate italiane».

Delle 318 domande, quelle accettate sono poche. Gli altri «per il momento pagheranno tariffa piena, poi si vedrà» ha fatto sapere il sindaco che, dopo la protesta dell’opposizion­e e un corteo delle famiglie, ha ammesso «criticità» nella delibera e annunciand­o istruttori­e «caso per caso».

Mentre un comitato ha presentato un ricorso contro il regolament­o avviando anche una sottoscriz­ione per sostenere le famiglie che ha raccolto fondi da tutta Italia, il provvedito­re agli studi di Lodi e Milano Yuri Coppi si augura che «il Comune trovi in tempi brevi una soluzione». I presidi dei cinque istituti comprensiv­i di Lodi intanto rumoreggia­no. Eugenio Merli e Demetrio Caccamo hanno deciso di garantire il tempo pieno permettend­o agli scolari di mangiare a scuola il pasto portato nel cestino. Un «dribbling fuorilegge» — così lo definiscon­o — che ha saltato norme sanitarie e regole comunali. «Ma che ha fatto prevalere il buonsenso», osserva Ferruccio Pallavera, direttore de «il Cittadino di Lodi», seguitissi­mo quotidiano della Curia. «Su 100 persone che mi fermano — riflette il giornalist­a — 90 mi dicono che il Comune ha fatto bene a disporre i nuovi controlli; ma se osservo che il complicato regolament­o obbliga i bambini a mangiare in aule separate, mi rispondono che “no, questo non è giusto. Loro non c’entrano niente”».

 ??  ??
 ??  ??
 ??  ?? Dall’alto, Ferruccio Pallavera, 63 anni, direttore del Cittadino; il preside Demetrio Caccamo, 58; Latifa Gabsi, mediatrice, 35, e Yuri Coppi, provvedito­re scolastico, 50
Dall’alto, Ferruccio Pallavera, 63 anni, direttore del Cittadino; il preside Demetrio Caccamo, 58; Latifa Gabsi, mediatrice, 35, e Yuri Coppi, provvedito­re scolastico, 50
 ??  ?? Chi sono
Chi sono
 ??  ??
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy