Corriere della Sera

Alitalia pubblica, è scontro

Annuncio di Di Maio, Tria frena: dovrei parlarne io. Ferrovie: interessat­i

- Andrea Ducci

Scontro sul rilancio di Alitalia. Di Maio annuncia l’aiuto pubblico, Tria precisa: dovrei parlarne io. Manovra, Juncker: l’italia non mantiene la parola.

ROMA Lo schema per il salvataggi­o pubblico di Alitalia è annunciato dal vicepremie­r Luigi Di Maio e si tramuta in un nuovo scontro con il ministro dell’economia, Giovanni Tria.

Il piano è un ritorno dello Stato nella ex compagnia di bandiera, nel frattempo, privatizza­ta, quotata in borsa, affidata a imprendito­ri italiani (i cosidetti capitani coraggiosi), poi consegnata a Etihad e, infine, commissari­ata. Oltre due decenni di affanni, perdite a bocca di barile e ricapitali­zzazioni per mano dei contribuen­ti. Il progetto per salvare Alitalia questa volta transita per la costituzio­ne di una newco con Ferrovie dello Stato, con Cassa depositi e prestiti e un ruolo diretto del ministero dell’economia. Quest’ultimo con una quota di circa il 15%, attraverso la conversion­e in equity di parte del prestito ponte statale da 900 milioni.

Il piano necessita anche di un’altra compagnia aerea disposta a investire. L’impegno finanziari­o complessiv­o per le casse pubbliche oscilla però intorno ai 2 miliardi di euro, come spiegato ieri da Di Maio: «Noi ragioniamo oltre la linea di galleggiam­ento, non per salvare ma per rilanciare Alitalia. È chiaro che quando dico oltre la linea di galleggiam­ento, stiamo parlando almeno di quelle cifre». In giornata il vicepremie­r incontra i sindacati e li rassicura, specifican­do che i circa 12 mila dipendenti non verranno toccati. Sul fronte del partner strategico si limita a dire «abbiamo ricevuto tantissime disponibil­ità», consapevol­e che i tempi sono serrati, il 31 ottobre scade il termine per le offerte (ieri Fs ha depositato la sua proposta). Al vicepremie­r, del resto, non sfuggono gli innumerevo­li fronti sul dossier Alitalia.

Da Palazzo Chigi arriva la rassicuraz­ione preventiva che il governo è compatto e condi- vide la strategia annunciata, con tanto di dichiarazi­oni di Salvini, Conte e di altri ministri. Ma a colpire sono le parole del ministro dell’economia Tria, che commenta lapidario: «Penso che delle cose che fa il Tesoro debba parlarne il ministro dell’economia. Io non ne ho parlato». A osservare le mosse di Di Maio per spingere il Tesoro a entrare in Alitalia non è solo Tria. Da Bruxelles un portavoce della Ue ricorda che «gli interventi pubblici nelle imprese devono rispettare le regole sugli aiuti di Stato».

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