Alitalia pubblica, è scontro
Annuncio di Di Maio, Tria frena: dovrei parlarne io. Ferrovie: interessati
Scontro sul rilancio di Alitalia. Di Maio annuncia l’aiuto pubblico, Tria precisa: dovrei parlarne io. Manovra, Juncker: l’italia non mantiene la parola.
ROMA Lo schema per il salvataggio pubblico di Alitalia è annunciato dal vicepremier Luigi Di Maio e si tramuta in un nuovo scontro con il ministro dell’economia, Giovanni Tria.
Il piano è un ritorno dello Stato nella ex compagnia di bandiera, nel frattempo, privatizzata, quotata in borsa, affidata a imprenditori italiani (i cosidetti capitani coraggiosi), poi consegnata a Etihad e, infine, commissariata. Oltre due decenni di affanni, perdite a bocca di barile e ricapitalizzazioni per mano dei contribuenti. Il progetto per salvare Alitalia questa volta transita per la costituzione di una newco con Ferrovie dello Stato, con Cassa depositi e prestiti e un ruolo diretto del ministero dell’economia. Quest’ultimo con una quota di circa il 15%, attraverso la conversione in equity di parte del prestito ponte statale da 900 milioni.
Il piano necessita anche di un’altra compagnia aerea disposta a investire. L’impegno finanziario complessivo per le casse pubbliche oscilla però intorno ai 2 miliardi di euro, come spiegato ieri da Di Maio: «Noi ragioniamo oltre la linea di galleggiamento, non per salvare ma per rilanciare Alitalia. È chiaro che quando dico oltre la linea di galleggiamento, stiamo parlando almeno di quelle cifre». In giornata il vicepremier incontra i sindacati e li rassicura, specificando che i circa 12 mila dipendenti non verranno toccati. Sul fronte del partner strategico si limita a dire «abbiamo ricevuto tantissime disponibilità», consapevole che i tempi sono serrati, il 31 ottobre scade il termine per le offerte (ieri Fs ha depositato la sua proposta). Al vicepremier, del resto, non sfuggono gli innumerevoli fronti sul dossier Alitalia.
Da Palazzo Chigi arriva la rassicurazione preventiva che il governo è compatto e condi- vide la strategia annunciata, con tanto di dichiarazioni di Salvini, Conte e di altri ministri. Ma a colpire sono le parole del ministro dell’economia Tria, che commenta lapidario: «Penso che delle cose che fa il Tesoro debba parlarne il ministro dell’economia. Io non ne ho parlato». A osservare le mosse di Di Maio per spingere il Tesoro a entrare in Alitalia non è solo Tria. Da Bruxelles un portavoce della Ue ricorda che «gli interventi pubblici nelle imprese devono rispettare le regole sugli aiuti di Stato».