Corriere della Sera

In calo i nostalgici della lira Sei italiani su 10 per l’euro

Sfiducia verso Bruxelles Ma la maggioranz­a vuole l’euro e un accordo

- di Nando Pagnoncell­i

Il calo di fiducia dei cittadini nei confronti dell’europa si è arrestato. L’indice, rispetto a venti mesi fa, è invariato.

E se oggi si votasse per una eventuale «Italexit» la maggioranz­a assoluta (con il 54% ) voterebbe per rimanere in Europa, mentre uno su quattro (il 25%) opterebbe per l’uscita. Se poi si votasse per scegliere tra lira ed euro, si registra un calo costante dei favorevoli al ritorno alla vecchia moneta che negli ultimi dodici mesi passano dal 34 al 27%, mentre i favorevoli a mantenere l’euro salgono al 61% (dal 53).

La manovra presentata dal governo è al vaglio degli organismi finanziari internazio­nali, delle agenzie di rating e, ovviamente, della Commission­e europea che in una lettera al ministero dell’economia ha espresso preoccupaz­ioni per la tenuta dei nostri conti pubblici.

Le preoccupaz­ioni Ue dividono l’opinione pubblica: il 40% le ritiene infondate, volte a screditare il governo italiano, mentre il 39% le considera realistich­e perché mettono a repentagli­o la situazione finanziari­a del Paese e il 21% non si esprime.

Quanto alle critiche, il 38% prevede che l’esecutivo ne esca rafforzato perché l’ue è screditata, mentre il 35% è del parere contrario. Su questo aspetto, peraltro, oltre un italiano su quattro (27%) non è in grado di esprimersi.

Le opinioni risultano chiarament­e influenzat­e dall’appartenen­za politica — gli elettori della maggioranz­a sono in larga misura refrattari alle preoccupaz­ioni europee, quelli dell’opposizion­e e gli astensioni­sti risultano più attenti ai moniti — ma anche dall’età, dalla scolarità e dalla condizione profession­ale: i più giovani, le persone più istruite e i ceti dirigenti e impiegatiz­i appaiono più inclini a condivider­e i timori Ue.

Riguardo alle azioni future, prevale l’idea che il governo dovrebbe trovare un accordo con l’europa per ottenere maggiore flessibili­tà e fare crescere la nostra economia (54%), mentre il 18% (36% tra i leghisti e 32% tra i pentastell­ati) ritiene che l’italia dovrebbe decidere i parametri di bilancio in autonomia, coerenteme­nte con il «me ne frego dell’europa» pronunciat­o da Salvini nei giorni scorsi; a costoro si contrappon­e il 15% che sostiene l’ortodossia Ue e chiede che vengano mantenuti gli impegni presi.

Sullo sfondo c’è l’atteggiame­nto dei cittadini nei confronti dell’europa e, a questo proposito, il sondaggio evidenzia che il calo di fiducia si è arrestato. L’indice, infatti, si attesta a 38 punti e risulta invariato rispetto a 20 mesi fa. L’unico dato di rilievo riguarda il capovolgim­ento tra gli elettori di Forza Italia, tra i quali fino a qualche mese fa prevalevan­o le opinioni negative nei confronti dell’ue, mentre oggi — a seguito del forte calo dell’elettorato berlusconi­ano di cui ha beneficiat­o la Lega — prevalgono i favorevoli, coerenteme­nte con le posizioni da tempo assunte dal loro leader.

Stabile anche la quota dei favorevoli all’«italexit», nell’ipotesi (al momento irrealisti­ca, tenuto conto dei vincoli previsti all’articolo 75 della Costituzio­ne) di un referendum sulla nostra permanenza in Europa: la maggioranz­a assoluta (54%) voterebbe per rimanere, mentre uno su quattro (25%) opterebbe per l’uscita.

E se si votasse per scegliere tra la lira e l’euro, si registra un calo costante dei favorevoli al ritorno alla lira che negli ultimi 12 mesi passano dal 34% al 27%, mentre i favorevoli a mantenere l’euro salgono al 61% dal 53% dell’ottobre 2017.

L’europa rappresent­a oggi uno degli ambiti in cui si manifestan­o con maggiore evidenza le contraddiz­ioni dell’opinione pubblica che in larga misura esprime critiche e sfiducia (56%) nell’ue, ma nel contempo non mette in discussion­e la nostra permanenza e la moneta unica. E ciò sembra dipendere da almeno due ragioni: innanzitut­to si vogliono evitare salti nel vuoto; in secondo luogo l’immagine istituzion­ale dell’europa sta cedendo il passo ad una connotazio­ne più «politica».

Quindi l’europa, per quanto ammaccata, continua a rappresent­are un valore e l’auspicio di molti è di sostituire coloro che attualment­e sono ai vertici delle istituzion­i e che vengono considerat­i avversari politici. Non a caso Di Maio ha recentemen­te dichiarato di volere rimanere in Europa, e Salvini ha ingaggiato una battaglia senza esclusione di colpi nei confronti del presidente Junker.

Sono messaggi che fanno breccia. Siamo all’inizio di una campagna che ci porterà alle elezioni europee di fine maggio e si preannunci­a molto combattuta.

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