Dai rinoceronti ai panda: così salviamo gli animali
I reportage di Ami Vitale, rinoceronti africani e panda cinesi «I nostri destini sono legati a quelli delle altre specie»
Ha iniziato raccontando gli uomini e le guerre, le aree sottosviluppate del pianeta. Oggi, l’obiettivo di Ami Vitale, fotografa naturalistica, incrocia altri sguardi altrettanto intensi, quelli degli animali. Panda, rinoceronti. Alcuni scatti dei suoi reportage in Cina, Africa e Usa, sono esposti al Festival della fotografia etica di Lodi.
Ha iniziato raccontando la vita delle persone, quella dura, nelle zone di guerra e nelle aree sottosviluppate del pianeta. Oggi il suo obiettivo incrocia altri sguardi. Altrettanto intensi e profondi. Quelli degli animali. Ami Vitale è una fotografa naturalistica e quest’anno, dopo averlo sfiorato più volte, ha vinto il primo premio per le storie di natura al World Press Photo, il principale concorso fotografico per fotoreporter a livello mondiale. In questi giorni è ospite del Festival della fotografia etica di Lodi, dove presenta quattro reportage tra Cina, Kenya e Stati Uniti, nel corso dei quali cattura la relazione stretta tra esseri umani e animali.
Oggi Ami è una delle principali firme fotografiche del National Geographic. La natura è finita nel mirino della sua macchina per non abbandonarlo più. Tutto ha inizio nel 2009 quando, quasi per caso, decide di raccontare per immagini la storia di un insolito trasferimento, quello di tre rinoceronti bianchi occidentali da uno zoo della Repubblica Ceca al Kenya, dove la specie era praticamente estinta. «Suonava come il racconto di una bella storia disneyana di ritorno alla natura» ricorda la fotoreporter. Ma non fu un reportage come gli altri: fu l’inizio di una storia d’amore per gli animali che oggi la vede impegnata sia professionalmente sia come attivista: molti dei suoi lavori finanziano attività di salvaguardia e di conservazione della biodiversità.
Sudan, uno dei tre rinoceronti che accompagnò in quel «viaggio della speranza», è morto lo scorso marzo e se non andrà a buon fine un progetto di inseminazione artificiale con i suoi geni la specie si estinguerà: era l’ultimo esemplare maschio di questo sottogenere, decimato dai bracconieri interessati al suo corno molto richiesto dalla medicina tradizionale orientale. L’obiettivo di Ami ha raccontato anche i suoi ultimi istanti di vita: la foto di Joseph Wachira, uno dei guardiani di Sudan, che gli dà l’ultimo saluto ha fatto il giro del mondo.
«La morte di Sudan deve servirci da monito — spiega ancora la fotoreporter —. Dobbiamo considerarci come parte dell’ambiente, pensare che il nostro destino è collegato a quello degli animali». Un messaggio di speranza, che Ami cerca di rilanciare ad ogni occasione e in ogni continente. A colpi di clic.