Rinvii per reddito e pensioni, soglie diverse sul «condono» Tutti i ripensamenti nel Def
Al ministero dell’economia sarà un week end di lavoro per consentire a Giovanni Tria di portare lunedì in Consiglio dei ministri il decreto legge fiscale e, possibilmente, anche il disegno di legge di Bilancio, cioè la manovra per il 2019. Ieri il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Giancarlo Giorgetti, ha in realtà parlato di un’operazione in due tempi: «Lunedì approveremo il decreto fiscale, propedeutico per la manovra che verrà approvata successivamente e comunque entro il 20 ottobre». Rinviare la legge di Bilancio si scontrerebbe col fatto che entro la mezzanotte di lunedì 15 ottobre tutti i Paesi europei devono inviare alla commissione europea il Draft budgetary plan, documento nel quale si indicano le misure adottate con le rispettive leggi di Bilancio. Il 20 ottobre è invece il termine per la presentazione della stessa legge in Parlamento.
Comunque sia, le parole di Giorgetti riflettono le difficoltà di queste ore, nelle quali si sta rivelando più difficile del previsto trovare i 15 miliardi di euro tra maggiori entrate e tagli di spesa che dovrebbero finanziare, insieme al deficit, la manovra da 37 miliardi con dentro il «reddito di cittadinanza», «quota 100» sulle pensioni e la flat tax per le partite Iva. Difficoltà accresciute dal fatto che sia il quadro degli obiettivi macroeconomici sia il dettaglio delle misure è più volte cambiato nel corso delle ultime settimane. Dopo continui ripensamenti, il primo ha trovato un punto fermo nella Nota di aggiornamento del Def (Documento di economia e finanza) che fissa il deficit al 2,4% del Pil per il 2019 e il valore della manovra in 37 miliardi appunto, di cui 22 coperti con l’indebitamento, 8,1 con maggiori entrate e 6,9 con tagli di spesa. Valori che, spiegano all’economia, verranno rispettati con la legge di Bilancio. Potrebbero invece cambiare, proprio per essere sicuri di non sforare rispetto ai numeri fissati nella Nota, le decorrenze delle varie misure, in particolare quelle di spesa.
In particolare, il reddito e la pensione di cittadinanza fino a 780 euro al mese per i poveri e i pensionamenti anticipati con «quota 100» (62 anni d’età e 38 di contributi) non partiranno prima del prossimo aprile. Un rinvio che aiuterà a contenere la spesa entro i 16 miliardi complessivi previsti per il 2019. Altri ripensamenti sono invece conseguenza del braccio di ferro tra Lega e 5 Stelle, in particolare sulle sanatorie fiscali che entreranno nel decreto legge. Semplificando, il Carroccio avrebbe voluto un’operazione su larga scala capace di coinvolgere anche i grandi evasori, tanto che all’inizio si parlava di una «pace fiscale» che avrebbe consentito di sanare fino a un milione di euro con aliquote forfettarie crescenti in base
all’importo evaso. Ma i 5 Stelle si sono opposti e ora l’attenzione si è spostata sui piccoli evasori, tanto che nella bozza del decreto è spuntato un condono sulle vecchie cartelle (anni 2000-2010) di importo fino a mille euro, che si potrebbero estinguere pagando un’aliquota forfettaria bassa (non ancora definita).
Per chi ha evaso fino a 200 mila euro (sarebbe questo il compromesso tra Lega e 5 Stelle) ci sono invece due ipotesi allo studio: la possibilità di presentare una dichiarazione integrativa relativa alle somme non denunciate e di regolarizzare il tutto pagando anche qui un’aliquota agevolata; oppure un rafforzamento del «ravvedimento operoso», che limiterebbe la sanatoria solo alle imposte non versate (quindi già denunciate) prima che sia stato aperto un accertamento. Su tutto questo sono possibili ancora cambiamenti mentre sono assestati gli articoli sulla rottamazione ter (rate fino a 5 anni) e sulla sanatoria delle liti pendenti. E per trovare altre risorse non è esclusa una sanatoria anche sui contributi previdenziali.