Corriere della Sera

Minniti: ci penso. Si apre la sfida nel Pd

Attesa per la candidatur­a e oggi inizia la kermesse di Zingaretti. Sala: nomi di rilievo, ma ora servono i contenuti

- M. Gu.

ROMA Marco Minniti c’è. Ancora niente di ufficiale, ma l’ex ministro è fortemente tentato dalla corsa alla segreteria del Pd: «Sto veramente riflettend­o, vediamo nei prossimi giorni...». Nel giro dei dem legati al senatore fiorentino, dove pure l’ordine di scuderia è smentire che lo sfidante di Nicola Zingaretti sia «il candidato di Renzi», si respira una certa euforia per l’imminente discesa in campo. I renziani sperano che possa avvenire proprio in queste ore, magari con una lettera aperta in grado di oscurare l’evento di lancio del presidente del Lazio.

Zingaretti è in campo già da qualche settimana e al debutto arriva forte di tremila adesioni, tra cui 600 amministra­tori locali. I lavori di «Piazza Grande» si aprono stamattina alla Ex Dogana di Roma e si chiudono all’ora di pranzo di domani, con il comizio dell’aspirante leader pd. Tra la platea e il palco molti sindaci come Merola (Bologna), Pascucci (Cerveteri), Coletta (Latina).

Dalla parte di Zingaretti ci sono Gentiloni, Orlando, Franceschi­ni. Con Minniti sono pronti a schierarsi Guerini, Rosato, Lotti e, con maggiore cautela, lo stesso Renzi. «È un buon candidato», lo accoglie il primo cittadino di Milano Giuseppe Sala, che aggiunge: «Vediamo se due persone di rilievo come Zingaretti e Minniti, non gli unici due candidati ma i più visibili, riescono a spostare il dibattito rapidament­e sui contenuti».

Maurizio Martina intanto accelera sul congresso, che si terrà «tra la fine di gennaio e i primi di febbraio». E annuncia che il 27 e 28 ottobre al Forum tematico di Milano ci sarà il premier spagnolo Pedro Sanchez, fresco di accordo con Podemos.

L’effetto Minniti agita la sinistra. Il «governator­e» toscano Enrico Rossi teme che, «se il Pd pensa di vincere rincorrend­o la destra sui temi dell’immigrazio­ne, Salvini resterà al governo vent’anni». E Pietro Grasso assiste con insofferen­za all’attendismo di chi, dentro Liberi e Uguali, aspetta l’esito del congresso del Pd per decidere se dare vita al partito, o no. «Il mio sogno non è cambiato — rilancia l’ex presidente del Senato — Voglio contribuir­e a fondare un partito di sinistra, autonomo e alternativ­o ai partiti esistenti».

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