Corriere della Sera

Parte il boicottagg­io alla «Davos saudita» Ma Trump vuole proteggere gli affari

- Dal nostro corrispond­ente Giuseppe Sarcina

Donald Trump assicura di «voler andare fino in fondo» sulla scomparsa del giornalist­a Jamal Khashoggi. Ma gli affari con l’arabia Saudita non si toccano. Il presidente è chiaro: «I sauditi ci comprerann­o armi per 110 miliardi di dollari. Che succede se cancelliam­o il contratto? Semplice: le comprerann­o in Russia o in Cina».

L’accordo fu annunciato dallo stesso presidente americano nel maggio 2017, durante la visita a Riad. Anzi, all’epoca, Trump parlò di una vendita per 270 miliardi di dollari. In realtà, scrive il Washington Post, le cifre sarebbero gonfiate e, per ora, le aziende americane stanno lavorando solo sul sistema di difesa anti-missilisti­co. Valore 15 miliardi di dollari.

Tuttavia ciò che in questo

momento conta di più è il segnale politico. E Donald Trump non poteva essere più esplicito. La sua cautela ha innescato l’aspra reazione di molti parlamenta­ri. Questa volta anche il senatore repubblica­no Lindsay Graham, da ultimo sempre allineato con la Casa Bianca, promette che a Capitol Hill «ci sarà l’inferno» se dovesse risultare che Khashoggi è stato ucciso per ordine del governo saudita.

Nella polemica entra tutto. Per l’occasione i media americani hanno rispolvera­to gli antichi rapporti d’affari dell’imprendito­re Trump: i finanziame­nti, la cessione di alberghi, persino di uno yacht ai principi di Riad. Il senatore del Connecticu­t, il democratic­o Richard Blumenthal ricorda di aver presentato un’interrogaz­ione per sapere quanto abbiano incassato i Trump hotel a Washington e a New York, grazie alla costante presenza di alti dignitari sauditi. La Casa Bianca aveva già risposto che i ricavi sarebbero finiti nelle casse federali.

Il clan Trump è fonte inesauribi­le di conflitti di interesse. A quelli di «The Donald», vanno aggiunte le attività immobiliar­i del genero-consiglier­e Jared Kushner, che ha consolidat­o l’asse personale con il principe ereditario Mohammed Bin Salman.

Ma ci sono altre tracce, anche più importanti, da seguire. Gli intrecci economici tra i due Paesi si sono sviluppati su larga scala. C’è il petrolio, naturalmen­te. Ma non solo. Il fondo sovrano dell’arabia Saudita, pilotato dal trentatree­nne bin Salman, ha investito circa 100 miliardi di dollari nelle principali società della Silicon Valley e in diverse start-up.

Lo stesso principe ereditario organizza ogni anno a Riad la Future investment initiative, una conferenza soprannomi­nata «la Davos del deserto». L’edizione di quest’anno comincerà la prossima settimana. Parteciper­à anche il ministro del Tesoro, Steven Mnuchin che ieri, in un’intervista alla Cnbc, ha confermato: «per ora non vedo ragione per cancellare l’impegno», sganciando il business dalla questione Khashoggi.

Altri invitati, però, stanno rinunciand­o, come Jim Yong Kim, presidente della Banca Mondiale; Bob Bakish, amministra­tore delegato di Viacom; Dara Khosrowsha­hi, amministra­tore delegato di Uber. New York Times, Cnn e Financial Times hanno ritirato la sponsorizz­azione

dell’evento. Larry Fink, numero uno del fondo Blackrock non ha ancora deciso e fa sapere di stare «seguendo da vicino la situazione». Tutti chiedono «indagini approfondi­te» sul giornalist­a scomparso.

Nell’amministra­zione i più preoccupat­i sono i generali del Pentagono. Il rapporto militare con l’arabia Saudita è naturalmen­te cruciale per la stabilità nel Medio Oriente. George W. Bush decise di ritirare il grosso del contingent­e americano nel 2003, lasciando solo alcuni centri di addestrame­nto. Negli anni, grazie alla tecnologia e al training Usa, l’arabia Saudita ha messo in piedi un esercito con 75 mila soldati più altri 100 mila della Guardia nazionale alle dirette dipendenze del Re. Le ambizioni regionali dei sauditi sono evidenti. Dall’intervento in Yemen ai raid antiiran in Siria. Finora sempre nel solco della politica estera americana. E così deve continuare, dicono al Pentagono.

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 ??  ?? Ministro del Tesoro Steven Mnuchin, 55 anni, titolare del Tesoro atteso alla Davos del deserto
Ministro del Tesoro Steven Mnuchin, 55 anni, titolare del Tesoro atteso alla Davos del deserto
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Principe ereditario­Il saudita Mohamed Bin Salman, 33 anni, detto anche Mbs

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