Le misure per i mafiosi applicate allo stalker
«In un Paese in cui circa un quarto degli omicidi volontari riguarda casi di femminicidio» e «dove il 77% delle vittime di atti persecutori» sono donne, non è «irragionevole o irrazionale» la norma che ha introdotto «un ulteriore strumento di tutela sociale», scrivono i giudici delle misure di Prevenzione del Tribunale di Milano che per la prima volta in Italia hanno applicato a un incensurato accusato di stalking la stessa sorveglianza speciale riservata ai mafiosi. I giudici (presidente Fabio Roia) hanno ritenuto che la gravità delle violenze e delle minacce di morte che un filippino di 24 anni ha fatto all’ex compagna, una connazionale di 28 anni, rendesse necessario, anche se non c’è ancora una condanna, il ricorso al nuovo Codice antimafia che nel 2017 ha inserito gli «atti persecutori» tra i comportamenti per i quali si possono applicare le misure di prevenzione, molto più severe delle prescrizioni previste di solito nei casi di stalking. Solo dopo molti episodi «in un crescendo di brutalità», ma mai denunciati dalla donna, il filippino è stato arrestato a febbraio dalla Polizia chiamata dai vicini perché aveva picchiato e tentato di violentare la compagna che lo aveva lasciato. Quando finirà i domiciliari, se non vuole andare in galera per 18 mesi, dovrà tenersi ad almeno un chilometro da lei e non potrà contattarla in nessun modo.