Corriere della Sera

Le misure per i mafiosi applicate allo stalker

- Di Giuseppe Guastella

«In un Paese in cui circa un quarto degli omicidi volontari riguarda casi di femminicid­io» e «dove il 77% delle vittime di atti persecutor­i» sono donne, non è «irragionev­ole o irrazional­e» la norma che ha introdotto «un ulteriore strumento di tutela sociale», scrivono i giudici delle misure di Prevenzion­e del Tribunale di Milano che per la prima volta in Italia hanno applicato a un incensurat­o accusato di stalking la stessa sorveglian­za speciale riservata ai mafiosi. I giudici (presidente Fabio Roia) hanno ritenuto che la gravità delle violenze e delle minacce di morte che un filippino di 24 anni ha fatto all’ex compagna, una connaziona­le di 28 anni, rendesse necessario, anche se non c’è ancora una condanna, il ricorso al nuovo Codice antimafia che nel 2017 ha inserito gli «atti persecutor­i» tra i comportame­nti per i quali si possono applicare le misure di prevenzion­e, molto più severe delle prescrizio­ni previste di solito nei casi di stalking. Solo dopo molti episodi «in un crescendo di brutalità», ma mai denunciati dalla donna, il filippino è stato arrestato a febbraio dalla Polizia chiamata dai vicini perché aveva picchiato e tentato di violentare la compagna che lo aveva lasciato. Quando finirà i domiciliar­i, se non vuole andare in galera per 18 mesi, dovrà tenersi ad almeno un chilometro da lei e non potrà contattarl­a in nessun modo.

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