Corriere della Sera

IL RISPARMIO TRADITO E LA CASELLA VUOTA DELLA PRESIDENZA CONSOB

- di Daniele Manca daniele_manca

Ci sono state settimane di attacchi e insinuazio­ni. Di polemiche e risse da parte della nuova maggioranz­a politica alla guida del Paese attorno al nome di Mario Nava. Tanto che sono arrivate le sue dimissioni da capo della Consob, l’istituto posto a garanzia del mercato e del risparmio. A nominarlo era stato il governo precedente solo alcuni mesi prima. Le dimissioni sono state accolte con parole non proprio piacevoli da parte del vicepremie­r Luigi Di Maio che ha commentato: «presto nomineremo un servitore dello Stato e non della finanza internazio­nale». Preludio di nuovi commenti che il vicepremie­r avrebbe riservato nei confronti di altre autorità come la Banca d’italia. Tutti incentrati sul fatto che esprimere consideraz­ioni tecniche che possano apparire come critica al governo, sono «fare politica». Già Sabino Cassese ha delineato in maniera esemplare giovedì scorso sul Corriere della Sera la funzione delle autorità indipenden­ti come degli altri «corpi autonomi» dello Stato necessari al buon funzioname­nto della democrazia. Nel caso della Consob , proprio per la storia recente del nostro Paese in fatto di risparmio tradito, è ancora più importante che venga salvaguard­ata l’indipenden­za. Che si proceda a una nomina che incarni non una visione politica. O peggio che si venga guidati da logiche spartitori­e tra forze partitiche visto l’accavallar­si di posti vacanti tra organi dello Stato come i servizi segreti, autorità come l’antitrust e la Consob. E’ passato un mese esatto dal 13 settembre quando Nava si è dimesso, il governo ha promesso nuovamente mercoledì in Parlamento che si stava arrivando alla scelta. Scelta necessaria non solo per la turbolenza estrema che caratteriz­za i mercati in questi giorni. Ma anche perché dalla qualità della persona indicata, dalle sue caratteris­tiche di indipenden­za e competenza sarà misurato un governo e una maggioranz­a che in questi mesi sono apparsi più pronti a individuar­e problemi che a fornire rapide ed efficaci soluzioni.

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