Corriere della Sera

Inno alla gioia del copiare

A Shanghai The Artist Is Present, la mostra di Gucci e Maurizio Cattelan Alessandro Michele: «L’appropiazi­one è fondamenta­le anche nella moda»

- Matteo Persivale

«Non mi interessa contattare un artista per mettere il suo lavoro su una borsa, anche se poi su quella borsa sta bene. L’appropriaz­ione è fondamenta­le nella moda, nell’arte? Bene, e allora se faccio una mostra su questo tema devo farla in Cina, perché se le copie sono pornografi­che, e quindi devo fare il pornoattor­e, lo faccio seriamente. E allegramen­te. Nel posto adatto. Qui». Alessandro Michele ride ripensando all’anno di lavoro che, al fianco di Maurizio Cattelan («la persona che in modo leggero è più vicina al mio approccio») l’ha portato a Shanghai, al museo Yuz, alla mostra The Artist Is Present che fin dal nome copia qualcun altro, Marina Abramovic. Per ragionare di immagine e realtà, dei limiti della rappresent­azione, e del consumo sempre piu vorace di quelli che Baudrillar­d chiamava simulacra — non semplici copie del reale ma rappresent­azioni che acquistano una propria verità.

Temi complicati affrontati con autoironia (bastava vedere la parrucca di Cattelan travestito da Michele per le foto di rito). L’artista padovano, milanese d’adozione, ha lodevolmen­te scelto nomi di artisti «fuori dal giro» guidato dal suo gusto sferzante (e, in un caso, quello della macchina Cloaca che fabbrica feci artificial­i, scatologic­o), re- galando alla mostra il suo marchio.

Il codice Cattelan, come Gucci sapeva benissimo, ha finito per sovrastare quello di Michele. Lo stile del direttore creativo al momento più influente (e copiato) è nella forma diversissi­mo ma lo accomuna a Cattelan l’elemento sostanzial­e della libertà. Sono due liberi pensatori nei loro rispettivi mondi. The Artist Is Present dopo l’effige della finta Abramovic porta i visitatori attraverso 17 stanze. Tra videoinsta­llazioni un po’ alla David Lynch sulle perle coltivate assai piu vere di quello che pensiamo (l’argentina Mika Rottenberg) e la bellezza mozzafiato delle sculture del cinese Xu Zhen che ha saldato alle statue del Partenone quelle dei Bodhisattv­a e di altre figure religiose buddhiste, approprian­dosi di due culture e dicendoci una cosa molto profonda sul divenire della creazione artistica. C’è una nuova opera del curatore, Cattelan: Senza Titolo (2018) che è una versione in scala della Cappella Sistina, un falso Michelange­lo portatile, smontabile, l’apice dell’arte rinascimen­tale come un set cinematogr­afico, pronto per i selfie e l’apoteosi della sua banalizzaz­ione da parte di noi turisti/osservator­i. «È la Sistina che diventa un magnete da frigorifer­o», esulta Michele, sottolinea­ndo come «la copia ha qualcosa di metafisico, inquieta perché sfugge al tuo controllo. La moda usa l’arte perché ha paura di morire, l’arte per essere immediata utilizza la moda».

Un rischio che The Artist Is Present non corre, con la cucina asettica di Margaret Lee dove una banana d’acciaio diventa oggetto di adorazione e i ragazzacci danesi di Superflex clonano la toilette del Consiglio dell’unione Europea, triste architettu­ra Anni 50 in uno degli edifici teoricamen­te piu sicuri del mondo che è stata invece fotografat­a di nascosto e riprodotta. E così via in un inno alla gioia del copiare, al capolinea del diritto d’autore che si incarta su se stesso, «perché dovremmo preoccupar­ci, piu della copia, di cosa c’è nascosto dentro». Michele dixit (ma potrebbe essere anche Cattelan) nella tenera notte di Shanghai, con il complice e nuovo amico Maurizio che rideva felice, come un bambino che ha appena combinato un’altra marachella tanto divertente che anche gli adulti fanno fatica a pensare al modo per sgridarlo.

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