Corriere della Sera

La scommessa di Albini: l’impronta digitale del cotone biologico

Operazione trasparenz­a. La nuova tecnologia messa a punto con Oritain e Supima. L’interesse di Kering

- Maria Teresa Veneziani

Nell’era delle fake news e delle contraffaz­ioni, come si fa a dimostrare che un capo di moda è realmente eco-sostenibil­e? Da tempo le aziende più virtuose chiedono rintraccia­bilità e trasparenz­a. Ecco perché ha del rivoluzion­ario la nascita del primo tessuto in cotone scientific­amente tracciabil­e. Un progetto internazio­nale patrocinat­o dal gruppo Albini di Bergamo, la più importante azienda tessile nel cotone di alta gamma (già impegnato con l’onu su progetti di moda etica), insieme con tre importanti partner, l’associazio­ne americana di coltivator­i Supima, Oritain, leader nella scienza forense, e il gruppo del lusso Kering (Gucci, Saint Laurent...). «D’ora in poi non si potrà più barare sulle certificaz­ioni. Perché il cotone viaggerà con un’impronta digitale — racconta Stefano Albin —i. Avendo noi la gestione della catena di produzione integrata, dalla materia prima fino alla filatura, alla tessitura e al finissaggi­o, possiamo controllar­e tutti i passaggi».

Il processo comincia con la raccolta dei campioni nel campo di semina poi utilizzati dalla scienza forense per testare le proprietà chimiche della fibra. «Oritain utilizza modelli statistici per trasformar­e queste informazio­ni in una sorta di impronta digitale», spiega Albini. Uno scenario alla CSI, con la possibilit­à, per il brand finale, di ottenere la prova schiaccian­te sul tessuto e capire se arriva da Cina o altrove. La moda sente il dovere di interpreta­re la nuova sensibilit­à ecologica guidata dalle nuove generazion­i. «Oggi c’è molto storytelli­ng, comunicare quello che un’azienda fa e come lo fa è fondamenta­le, se dichiara che è sostenibil­e deve dimostrarl­o», continua Albini. «Il cotone ha un’impronta digitale unica — assicura Marc Lewkowitz di Supima —. La tracciabil­ità e la sostenibil­ità oggi non sono più solo aspirazion­i, ma concrete possibilit­à». Ne è convinta Cecilia Takayama, direttore del Materials Innovation Lab di Kering. «La tracciabil­ità delle catene di approvvigi­onamento in un settore globale e frammentat­o come quello della moda è fondamenta­le per creare un vero cambiament­o — sottolinea —. In Kering ci concentria­mo sull’approvvigi­onamento sostenibil­e di materie prime e questa tecnologia innovativa relativa al cotone biologico consentirà al nostro Laboratori­o di Innovazion­e di verificare le migliori pratiche agricole e la qualità delle fibre e garantire integrità e l’allineamen­to ai nostri standard».

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Albini porta avanti progetti sostenibil­e con i produttori di California e Egitto

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