«No alla globalizzazione dei sogni»
Dubai, l’«unicità creativa» di Dolce e Gabbana: qualcosa di esclusivo per ogni luogo
Il progetto
● Facciata di 28 metri, tre piani e un’area di 955 m² di vendita: il negozio Dolce & Gabbana nel Dubai Mall, progetto di Marco Costanzi. Trionfo di marmi, pareti rivestite in damasco e con l’effetto trina derivato dalle fantasie locali Mouscharabieh
Oltre un secolo fa si sarebbe detto: ecco l’orientalisme, l’oriente favolistico da Mille e una notte visto dal cannocchiale dell’occidente, assurto a modo di essere come accadde in Europa nell’800. Oggi i Dolce e Gabbana cosa hanno fatto? Rimescolato le carte e in passerella a Dubai - la loro prima in loco -, sfilato un contemporaneo distillato tra le tradizioni di stile e culturali degli Emirati e il made in Italy intriso del loro Dna. Non è operazione semplice dribblare il rischio della semplice citazione «imbastita» su abiti o accessori. Ma Domenico e Stefano ci sono riusciti, confermando la loro filosofia creativa di questi ultimi anni, legata alle esperienze nel mondo dell’alta moda iniziate nel 2012 e poi con le loro Alte Artigianalità diventate itineranti nel mondo. Risposta a un sistema oggi più attento alle strategie del mercato globale rispetto a una individualità creativa legata ai differenti luoghi. «Viaggiare è meraviglioso. Consente di scoprire culture e tradizioni differenti. Ma se poi un abito o un tipo di cucina li puoi trovare a Milano come nel deserto, il sogno, la magia dove sono?», commenta Stefano Gabbana. «Abbiamo creato il nostro marchio e il nostro stile. Siamo autonomi e liberi di decidere. Una responsabilità ma è anche autonomia. Scelto la strada dell’unicità creativa. Ogni luogo deve essere rispecchiato da qualcosa di esclusivo creato ad hoc», prosegue Domenico Dolce. Se sogna la facoltosa clientela devota solo al capo esclusivo, sogna anche chi affolla il mondo dei department store. Sognare è per tutti. Così le 128 creazioni equamente suddivise tra donna e uomo e indossate da altrettanti giovani modelle e modelli giunti dall’italia, sono apparse su una passerella blu royal all’interno del ciclopico Dubai Mall, all’ombra della Burj Khalifa.
Applaudite da 600 ospiti tra i quali emiri e principesse dal Bahrain, e altrettanti circa affacciati da ogni dove, i visitatori della gigantesca cittadella dello shopping. Dove in occasione della sfilata è stata aperta ufficialmente la nuova boutique della griffe, nella Fashion Avenue Expansion, nuova Mecca dell’acquisto di lusso e unico luogo dove acquistare i capi one of the kind sfilati. Come è già avvenuto a Tokio da Isetan, a Londra da Harrod’s e a Milano da Rinascente. A Dubai, tra luminarie della devozione popolare amata da Domenico e Stefano un susseguirsi di arabeschi in tessuti. Impalpabili nuvole di chiffon con copricapi floreali (omaggio alla Sophia Loren del film Arabesque); pizzi e trine applicati su tessuti per una sensualità meno esibita e coerente alla cultura locale. Proteiformi le versioni dolcegabbaniane della abaya, la cappa che tutto cela, tranne il volto. «Nascono da incontro e confronto tra cultura locale e i nostri stile e tradizioni», spiega Dolce. Sogno di una notte d’arabia dal profumo italiano.