Corriere della Sera

«Il caffé e l’empatia Come Starbucks racconta Milano»

Liz Muller, la designer del locale già icona

- Silvia Nani

È aperto da poco più di un mese ma è già una «destinazio­ne». Starbucks, nello storico edificio delle Poste di piazza Cordusio, si è conquistat­o in poco tempo uno spazio tra le mete obbligate di Milano. Il motivo sta nell’aver disegnato un luogo che va oltre il puro progetto di un ambiente. Certo, l’idea di partenza è rappresent­are il genius loci di una città che nell’immaginari­o comune è il simbolo italiano della creatività, come spiega Liz Muller, responsabi­le del design del marchio e autrice del progetto Starbucks Reserve Roastery (primo in Italia e terzo nel mondo): «Abbiamo trascorso un anno e mezzo venendo avanti e indietro da Milano per respirare la cultura, il design e l’atmosfera della città. E poterli tradurre in un luogo che fosse audace e innovativo con l’aiuto dell’eccellenza delle manualità italiane, e con i materiali locali più belli e ricercati».

Nessun format fisso dalle altre Roastery, ma una base su cui innestare le suggestion­i, quelle stesse che gli stranieri colgono in Italia: «I colori vivaci, i materiali della tradizione milanese (il marmo, usato anche per il bancone, il porfido che riveste il forno, la palladiana del pavimento, il bronzo). Ma anche il processo di torrefazio­ne del caffè, italiano come la grande macchina messa al centro dell’ambiente». Insomma, le citazioni puntuali sono tante e combinate con maestria, eppure non è questo il punto. Perché, entrando, non ci si sente necessaria­mente a Milano né in Italia: la geografia lascia il posto a una ribalta, dove conta il fare e il condivider­e. Tutto ciò si deve in parte alla formazione internazio­nale di Muller(«dopo la laurea in retail design, sono entrata nello studio di progettazi­one di una grande magazzino in Sud Africa, arrivando al ruolo di vicepresid­ente architettu­ra e design — racconta —. Da lì ho aperto il mio studio di progettazi­one con uffici a Johannesbu­rg e Città del Capo, per entrare poi nel 2007 in Starbucks») ma sicurament­e le esperienze milanesi di Muller hanno fatto il resto. «Ogni volta che vengo, sento una città che pulsa di passione. C’è sempre qualcosa di nuovo da cui farsi ispirare, sia un’architettu­ra, un’opera d’arte, una boutique di moda, ma soprattutt­o le persone che incontro», dice. In questo spazio di 2.300 mq, il design ha come punto di arrivo la costruzion­e di un’atmosfera. «L’italia e Milano in particolar­e sono un riferiment­o per i creativi: sta a noi cogliere il meglio e tradurlo in modo non omologato», afferma Muller. «Un buon design sceglie le capacità artigianal­i, i materiali e i colori giusti, ma poi deve saperli armonizzar­e per creare un ambiente bello e che faccia stare bene le persone».

Basta guardarsi intorno per capirlo: chi entra qui gira a curiosare, si ferma a vedere il processo di tostatura (immersivo, con tanto di realtà aumentata), si siede sui divanetti a chattare con lo smartphone o a leggere. Che stia bevendo un caffè o gustando un dolce è quasi irrilevant­e. L’obiettivo è stare qui. Un altro volto del design, forse meno italiano, ma sicurament­e più inclusivo. E coinvolgen­te.

d Un anno e mezzo a respirare la cultura e il design della città. Per poi tradurli in un locale che fosse innovativo

 ??  ?? Luogo cult L’interno di Starbucks a Milano. I materiali impiegati, come il marmo, il porfido che riveste il forno, la palladiana del pavimento e il bronzo fanno parte della tradizione milanese(foto Lapresse /C. Furlan)
Luogo cult L’interno di Starbucks a Milano. I materiali impiegati, come il marmo, il porfido che riveste il forno, la palladiana del pavimento e il bronzo fanno parte della tradizione milanese(foto Lapresse /C. Furlan)

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy