Le banche estere da Mattarella: «Sì alle riforme»
Le banche estere presenti in Italia sono preoccupate per la tenuta dei conti pubblici e l’impatto delle scelte economiche del governo Lega-m5s. È questo il messaggio che ieri mattina ha voluto riferire al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, l’aibe, l’associazione delle banche estere, che per la prima volta incontrava il capo dello Stato. E non è un caso che l’incontro avvenga nei giorni caldi della manovra e delle conseguenti bufere sui mercati, con lo spread arrivato sui 300 punti. All’incontro ha partecipato il consiglio direttivo Aibe: oltre al presidente Guido Rosa, Adriana Pirelli (Bny Mellon), Guido Pescione (Natixis), Federico Imbert (Credit Suisse), Leopoldo Attolico (Citi), Flavio Valeri (Deutsche Bank), Enrico Chiapparoli (Barclays), Alessandro Gumier (Socgen). L’aibe ha «espresso l’auspicio che l’equilibrio della finanza pubblica continui a essere un valore e un obiettivo da perseguire», è spiegato in una nota. Banche e investitori esteri, che detengono il 32% dei Btp, hanno rivendicato la presenza e l’impegno nell’economia italiana e la spinta data alla modernizzazione del sistema «dimostrando fiducia e rispetto pure nei momenti più difficili del sistema Paese. Fiducia e rispetto che si sono basati anche sugli impegni internazionali che il Paese ha assunto sulla strada dell’integrazione europea e internazionale». Ma oggi «tuttavia guardano con attenzione critica alla situazione italiana, in particolare con preoccupazione per il debito pubblico e la sua sostenibilità. In un quadro di incomprensione tra mercati finanziari e attese del governo, c’è il grave rischio che il rating si riduca, con effetti negativi sull’equilibrio del finanziamento del debito pubblico e sul sistema bancario e la sua capacità di erogare il credito». Secondo l’aibe la politica espansiva di Lega e M5S «potrà essere efficace solo se accompagnata da profonde riforme che rendano il sistema competitivo e favorevole alle imprese. La manovra dovrà essere compatibile con le attese dei mercati finanziari, tenendo ben in conto la sostenibilità del già rilevante debito pubblico in un quadro di costruttivo dialogo con le autorità europee».