L’anima intima di Francoforte Ecco la nuova Eleanor Oliphant
Tra gli emergenti il canadese Andrew Macdonald: «La mia Zelda che impara a essere sé stessa»
nonni improvvisamente risucchiati in un nulla senza nome, senza volto e senza possibilità di contatto. I ragazzi rabbiosi e violenti, le ragazze che a poco più di undici anni si ubriacano fino a svenire sono figli di questa totale assenza di senso, così come lo è la quantità di disturbi psichiatrici in perenne e vertiginosa ascesa nell’infanzia e nell’adolescenza. Nessuno considera che i bambini hanno un’anima — una grande anima — e quest’anima, nel momento della crescita è particolarmente fragile, ricettiva e bisognosa di nutrimento. Non si tratta di essere bigotti o fanatici, ma semplicemente di riappropriarsi di una visione profonda dell’essere umano, una visione che contempli il mistero come parte essenziale della nostra identità.
Janusz Korczak, il grande medico, pensatore ed educatore polacco, morto a Treblinka con duecento dei suoi bambini, aveva fatto costruire una piccola sinagoga nel suo orfanatrofio, progettando anche una chiesa per quello cattolico che però non riuscì a realizzare perché il direttore, un anticlericale convinto, glielo vietò. Anche Korczak non era religioso, era un socialista ma, nella sua lungimiranza di educatore, sapeva che i bambini, per crescere equilibrati, hanno bisogno di una forza stabilizzante capace di accompagnarli nei giorni, soprattutto nei tempi più disumani e drammatici come quelli che stavano vivendo. Alla fine del libro di Paola Mastrocola, succede qualcosa di imprevisto. Si scatena un diluvio che non sembra avere mai fine: fa saltare la linea elettrica, interrompe le comunicazioni, paralizzando ogni attività della città. Durante questa lunga e inaspettata sospensione della vita consueta, misteriosamente ciò che era un’attitudine di Leone diventa un’urgenza di molti. Tutta la comunità si raduna a casa di Katia e inizia a pregare, sentendosi a un tratto impotente, in balia di un evento che, malgrado tutte le più avanzate tecnologie di cui disponiamo, non si può dominare né interrompere.
La pioggia dunque come metafora di un mistero che ci avvolge e ci sovrasta, mettendoci in contatto con i nostri limiti, i nostri muri interiori, le nostre paure più profonde.
Questo bel libro dunque fa riflettere non poco, a partire dall’infelicità nascosta dei bambini che ci vivono accanto, del loro grande smarrimento e della felicità che probabilmente proverebbero se, prima di addormentarsi, potessero rivolgersi con fiducia all’angelo custode. Tendenze ● Rizzoli porta a casa il nuovo libro dell’autore fantasy Christopher Paolini; Newton Compton ha acquisito The Burning Chambers, romanzo di avventura dell’inglese Kate Mosse, e una guida coreana per vivere meglio di Euny Hong
Storie che riconciliano con la vita e aiutano a trovare il proprio posto nel mondo. Se le contendono gli editori nella Hall 6, dove si trova l’area della fiera dedicata allo scambio dei diritti. Mentre poco lontano, nel padiglione 4, la polizia blocca l’entrata per ragioni di sicurezza: è in arrivo Björn Höcke, politico tedesco di estrema destra, si temono scontri, come è accaduto l’anno scorso. I manifestanti sono all’ingresso, ma alla fine non lo incontreranno perché Höcke entra da una porta secondaria.
In una fase in cui le posizioni si radicalizzano, la Buchmesse di Francoforte restituisce una doppia anima, o forse le due facce della stessa medaglia. Si va a caccia di libri che affondano nella storia (è un caso M di Antonio Scurati, Bompiani: venduto in 17 Paesi, i diritti comprati da Wildside Freemantel per una serie tv; e piace la saga otto-novecentesa di Stefania Auci, I Florio, che in Italia uscirà da Nord). Al contempo gli editori si sfidano su trame che fanno bene al cuore: la cosiddetta uplit, arrivata soprattutto dal mercato di lingua inglese.
Da qualche giorno si sentiva parlare di When We Were Vikings: primo romanzo del canadese Andrew Macdonald, 34 anni, tra i nomi emergenti di questa fiera. In Italia se l’è aggiudicato Sperling & Kupfer, ed è stato venduto in Paesi come Stati Uniti, Francia, Spagna. «Ce ne sono ancora altri interessati», dice Sam Edenborough dell’agenzia Ila, che gestisce il libro. La protagonista è Zelda, ventenne con un leggero ri-
Dietro la maschera
Se c’è una cosa che caratterizza molti bimbi di oggi è la capacità di fingere per non mostrare la disperazione che hanno dentro
tardo intellettivo. Suo il candido punto di vista della storia, narrata però in terza persona.
«Tutto è nato — ricostruisce Macdonald — da un racconto che non aveva al centro Zelda, ma il fratello. Poi non riuscivo più a togliermela dalla testa. Ho iniziato un altro racconto su di lei: è diventato sempre più lungo». Dietro c’è una vicenda biografica, la malattia della madre dell’autore, «ma ciò che narro — dice Macdonald — è come Zelda si liberi progressivamente dalla stretta sorveglianza del fratello e impari ad essere pienamente sé stessa. Una missione universale, che riguarda tutti noi». «Il romanzo è stato paragonato a Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte,oa L’amore è un difetto meraviglioso. A me Zelda ricorda anche l’eroina imperfetta Eleanor Oliphant. Il titolo del libro si spiega perché Zelda ama i vichinghi, vorrebbe essere una di loro — dice Grazia Rusticali, responsabile della narrativa di Sperling & Kupfer e Piemme —: alla fine in un certo senso ci riesce».
In un contesto diverso, l’invito a riflettere su «chi siamo e non insieme a chi siamo» arriva pure da una scrittrice già affermata, l’americana Meg Wolitzer, ieri alla Buchmesse per presentare l’edizione tedesca del libro più recente, The Female Persuasion. Già uscito negli Usa, in Italia arriverà per Garzanti nel 2019 (da noi l’editore ha pubblicato da poco il volume precedente, The Wife, da cui l’omonimo film, nelle sale). «Greer, la protagonista di The Female Persuasion — dice l’autrice — è una ragazza al primo anno di università. La fase della vita delle “prime volte”, che rimane impressa nella memoria per sempre. Grazie all’incontro con una femminista storica, impara che il permesso di essere chi vuole lo deve chiedere solo a sé stessa».
La trama in realtà è più complessa. Greer resterà delusa dai circoli delle femministe, troppo autoreferenziali, e dovrà fare i conti con il ridimensionamento delle sue utopie. «Ho iniziato a scriverlo tre anni fa, non c’era #metoo — precisa l’autrice —: i temi del potere femminile e della misoginia mi interessano da sempre». Rispetto alle divisioni tra le generazioni di femministe, nota, «la letteratura è utile perché rappresenta le sfumature del rapporto». C’è spazio anche per Trump: «Grande orrore». Il femminismo è il filo conduttore che lega vari libri assai contesi. Uno è Three Women dell’americana, dal nome italiano, Lisa Taddeo: di genere quasi ibrido, un «saggio narrativo» sulla condizione femminile attraverso le storie di tre donne.
Fa i conti con la fine di un’altra utopia, quella dell’integrazione razziale, Paul Beatty, vincitore del Man Booker Prize per Lo schiavista (Fazi), ieri a Francoforte per l’edizione tedesca. Un libro con tanta violenza, nota l’intervistatore, ma «l’america è un posto violento», risponde Beatty. In serata dialoga con Wolitzer a teatro, nell’ambito di Bookfest, programma di incontri in città. Due volti americani in una Buchmesse in cui gli editori Usa sono stati meno numerosi che in passato: grazie al web gli affari si gestiscono a distanza. Anche se proprio quest’anno la fiera ha dovuto fronteggiare un cyber attacco, mirato a sottrarre manoscritti.
Clima teso
Tensioni per la presenza di un politico di estrema destra. La polizia ha bloccato gli ingressi