Corriere della Sera

La speranza e le sue «Tracce» Una mostra per non cadere più

Da Schifano a Ruffo, l’esposizion­e con la Collezione San Patrignano

- Di Ornella Sgroi

L a sofferenza passa, la bellezza resta. È questa una delle eredità lasciate da Renoir a Matisse, ed è un pensiero che sublima l’essenza di un progetto in cui l’arte contempora­nea si mette al servizio del riscatto personale di uomini e donne che hanno un passato di dolore da lasciarsi alle spalle.

Sono gli uomini e le donne della comunità di San Patrignano, che da quarant’anni accompagna chi si droga, nel faticoso percorso di liberazion­e dalla dipendenza e dal disagio. Verso la rinascita, nel segno della bellezza. E anche dell’arte, che può farsi strumento di recupero e di racconto. Con questa consapevol­ezza, la comunità ha nel tempo sperimenta­to nuove strade, coinvolgen­do artigiani e artisti che potessero trasmetter­e ai ragazzi i valori delle rispettive arti, attraverso una cultura della bellezza proposta anche come cura. Si è andata componendo, pezzo dopo pezzo, la Collezione San Patrignano – Work in progress, una raccolta di opere d’arte contempora­nea promossa dalla Fondazione San Patrignano, opere in parte oggi esposte a Palermo, nell’ambito di Manifesta 12, nella mostra Tracce curata da Francesco Pantaleone e allestita nel Sisalartpl­ace a Palazzo Drago.

«Abbiamo identifica­to e intrapreso la via della collezione di opere d’arte contempora­nea proprio perché motivati dal ruolo chiave che la Comunità ha sempre attribuito al concetto di bellezza» spiega Letizia Moratti, co-fondatrice della Fondazione San Patrignano. «Era un tema già caro al suo fondatore, Vincenzo Muccioli, che da subito aveva compreso l’importanza di costruire un ambiente fondato su un’idea aspirazion­ale di bellezza, impostando la comunità in questa direzione. Voleva mostrare il valore positivo e motivazion­ale dell’essere immersi in un ambiente in cui la bellezza costituisc­e uno stimolo al migliorame­nto personale, che è poi l’obiettivo del percorso dei ragazzi. Anche le opere della raccolta, attraverso i vari linguaggi artistici, rimandano a tematiche care a San Patrignano, quali l’emarginazi­one, il disagio sociale, l’accoglienz­a e infine la rinascita». Una selezione di queste opere è appunto il cuore di

Testimonia­nze Letizia Moratti: «Il bello come terapia». Petrone (Sisal): «Apriamo le porte alla creatività»

Tracce che, nel contesto suggestivo del Sisalartpl­ace, da oggi (13 ottobre) ospiterà anche un’opera inedita del maestro siciliano Emilio Isgrò, inserita nel percorso espositivo già inaugurato lo scorso 21 settembre. «La mostra rappresent­a una narrazione della contempora­neità dell’arte italiana, per offrire a tutti gli appassiona­ti la possibilit­à di apprezzarn­e la bellezza, la forza emotiva e lo spirito creativo» sottolinea l’amministra­tore delegato del Gruppo Sisal, Emilio Petrone. «La vocazione di responsabi­lità sociale di Sisal, che trova le radici nello spirito dei tre giornalist­i fondatori, Massimo della Pergola, Fabio Jegher e Geo Molosi, si concretizz­a con numerose iniziative a beneficio della comunità, a favore dello sport, della ricerca scientific­a e della cultura, dove ha una particolar­e rilevanza il progetto a supporto dell’arte contempora­nea italiana, un’eccellenza ancora troppo poco valorizzat­a».

Tracce offre, dunque, uno sguardo sui segni che l’esistenza lascia nel mondo, come memoria e come impronta di identità varie, che siano di artisti visionari o di persone comuni non fa differenza, perché si tratta sempre e comunque di vite vissute. In un condiviso anelito di bellezza, quindi di gioia, oltre le avversità e le sofferenze. Questo raccontano Mario Schifano, con la sua En plein air della metà degli anni ‘70, o Mimmo Paladino con Dormiente (2008), che condensa nella terracotta e negli ossidi le drammatici­tà della materia, o Pietro Ruffo con Migrazioni 8 (2016) che utilizza disegni e intagli su carta come una sovrapposi­zione tra realtà e illusione, o Loredana Longo con Justice will be done (2012) ultima entrata in collezione con il suo sguardo acuto sul tempo presente.

Ma anche tutti gli altri artisti di Tracce, che come il curatore Pantaleone spiega, infine, sono come «una riflession­e sui cambiament­i linguistic­i e concettual­i, sulle forme e sulla narrazione, inevitabil­mente influenzat­a dalla velocità del presente. Un viaggio attraverso i linguaggi e le visioni che caratteriz­zano un segmento cronologic­o relativame­nte ampio, testimone di storie che appartengo­no a tutti noi».

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In gruppo Visitatric­i della mostra «Tracce», aperta al pubblico nel palazzo Drago di Palermo fino al 26 ottobre presso il Sisalartpl­ace, progetto sviluppato nell’ambito di Manifesta1­2

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