Ceferin chiude alla Superlega Cairo: «Prima i campionati»
Sul palco di Trento il calcio si mette in discussione e guarda al futuro
TRENTO Un abbraccio così forte non se l’aspettava nessuno. E ad ammetterlo sono per primi i trentini, gente che di solito non la prende larga quando ha da dirti qualcosa. Eventi esauriti, molti in coda fin dal mattino. Dopo un giorno e mezzo, 40 appuntamenti, lo possiamo dire: è un festival ma anche una festa, soprattutto una festa. Per il clima, per l’entusiasmo, per la voglia di esserci, di raccontarsi, di dire la propria. «Di migliorare insieme» come ha detto il presidente di Rcs, Urbano Cairo. Perché il vero obiettivo di questa prima edizione della kermesse organizzata dalla Gazzetta dello Sport insieme al Trentino è proprio gettare le basi per diventare al più presto un autentico punto di riferimento per il «sistema sport». Italiano e non solo. Un luogo fisico per la riflessione, per il confronto. C’è una formula efficace, scelta da Gianni Valenti, vicedirettore vicario della rosea e direttore scientifico del festival: «Il sogno è trasformarlo negli Stati Generali dello sport».
Per come è andata fin qua, siamo già a buon punto. Densissimo l’incontro andato in scena al teatro Sociale, decine gli spunti. Peccato mancasse Gianni Infantino, presidente della Fifa, assente per impegni improvvisi. Al tavolo moderato da Fabio Licari e Stefano Barigelli, condirettore della Gazzetta, s’è parlato degli scenari del calcio mondiale. Senza alcuna retorica, senza diplomazie di facciata. Tutt’altro. Il confronto è stato onesto. Presenti Aleksander Ceferin, numero uno dell’uefa, Andrea Agnelli, presidente della Juve e dell’eca, Urbano Cairo, patron del Torino. Vari i temi, tutti cruciali: Var, Mondiale a 48, la terza coppa europea, la Superlega, la Federcalcio che verrà. Alla cui presidenza ci sarà il candidato unico Gabriele Gravina. È a lui che Ceferin ha rivolto un appello per intervenire sulla situazione delle infrastrutture che sono una «vergogna per un Paese così importante». Una posizione netta, condivisibile, resa ancor più efficace dalle parole pronunciate un paio d’ore prima, sempre a Trento, dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega allo sport, Giancarlo Giorgetti: «È stato solo perso tempo, nel calcio siamo all’anno zero, arrivando da una situazione così disastrosa non si può che rimbalzare. Credo che la campana sia suonata e tra qualche giorno spero che inizi una fase nuova». Sul palco di Trento («un’iniziativa geniale») Giorgetti aveva poi toccato l’argomento Olimpiadi invernali 2026: «Una sfida da raccogliere».
Durante il meeting Cairo ha poi espresso i suoi dubbi sulla terza coppa europea che affiancherà Champions ed Europa League: «Può essere un’opportunità ma è importante la tutela dei campionati nazionali». Ceferin, da sempre vicino alle federazioni piccole, che sono poi il grosso del suo elettorato, ha puntualizzato: «Una cosa è ragionare partendo dalla A o dalla Champions, un’altra ascoltare le richieste dei Paesi più piccoli che sognano di giocare in Europa». Agnelli ha puntato sul tema del «ribilanciamento» fra attività internazionale e nazionale: «Dal 2024 razionalizzeremo il calendario». Netto il no di Ceferin invece alla Superlega: «Finché ci sarò io, niente da fare». Si è anche parlato di Var. Il numero uno dell’uefa, notoriamente scettico, continua a predicare calma: «La Champions è una Ferrari, ma se non la guidi bene vai a sbattere». Insomma, avanti ma con giudizio.
Cairo ha poi parlato del commissariamento («non ha portato ad alcuna accelerazione in chiave riforme»), di seconde squadre («progetto fatto in fretta, non mi ha convinto») e del caos serie B («una cosa disdicevole») per poi sintetizzare il tutto col termine «immobilismo». Iniziare a parlarne è l’unico modo per muoversi, per ripartire. Eccolo, il senso vero del festival.
Zero vantaggi
Il presidente del Torino: «Il commissariamento non ha portato vantaggi concreti»