Nado Italia analizzerà le 211 sacche di sangue
La più grande occasione mancata della storia dell’antidoping mondiale potrebbe clamorosamente ripresentarsi — rivelando almeno la verità storica — grazie alla sentenza di un tribunale spagnolo e al lavoro della giustizia sportiva italiana. L’operacion Puerto deflagrò nel febbraio 2006 a Madrid col sequestro di centinaia di sacche di plasma e sangue, di quantità industriali di farmaci proibiti e di migliaia di pagine di documenti in codice grazie ai quali il misconosciuto ginecologo Eufemiano Fuentes teneva una contabilità rigorosa dei suoi clienti e dei loro trattamenti (dall’epo all’autotrasfusione). Si parlò di decine di atleti coinvolti, ciclisti ma anche tennisti, cestisti e calciatori di fama. Ma a dispetto di rumors e sigle sulle sacche decodificate con una certa affidabilità, l’unica attribuita tramite test del Dna e abile rogatoria del Coni fu quella che costò due anni di squalifica all’attuale campione del mondo delle due ruote, Alejandro Valverde. Chi fossero gli altri «trattati», grazie all’inerzia della macchina giudiziaria e federale spagnola, non si è mai saputo. Giovedì scorso la svolta, rivelata dal quotidiano spagnolo As. Nell’avviare alla distruzione il materiale biologico per scadenza dei termini di conservazione, la 21ª Corte Penale di Madrid ha offerto al Coni la possibilità di prelevare campioni da tutte le 211 sacche rimaste per determinare il Dna e dare un nome ai 26 uomini e alle 3 donne cui il sangue appartiene, in forza di una vecchia richiesta della nostra agenzia antidoping. L’identificazione è già stata fatta dall’agenzia mondiale (Wada), che venti giorni fa ha presentato ricorso alla corte costituzionale spagnola contro una sentenza della corte provinciale di Madrid che aveva stabilito una sorta di «diritto all’oblio» per i clienti di Fuentes, in ragione del fatto che nessuna condanna penale era stata loro comminata, proprio perché le sacche non erano mai state identificate. La Wada — cui adesso potrebbe affiancarsi Nado Italia — sostiene invece il suo diritto a rivelare la verità storica. Possibile terremoto in vista.